L'Innovazione corre, e a noi spetta l'arduo compito di restare al passo.
Difficile non rendersi conto di tale necessità, soprattutto se parliamo delle sempre più ricercate competenze digitali: poste all'intersezione fra discipline Umanistiche e Scientifiche, esse sono ormai strumenti vitali per conoscere e affrontare con successo un Mondo dove i confini fra reale e virtuale si fanno di giorno in giorno più labili.
Vale quindi la pena di chiedersi: quanto sono abili i giovani italiani in tale ambito?
Qualche risposta arriva dallo studio "Generazioni digitali al lavoro", condotto tra gli under 35 da Fondazione Sodalitas in collaborazione con Randstad; e i dati raccolti offrono molti spunti su cui riflettere.
Secondo quanto rilevato, infatti, gli intervistati riconoscono l'importanza di conoscenze quali l'utilizzo dei principali pacchetti informatici, l'uso di programmi specifici e la navigazione su Internet (esplicitamente richieste dai potenziali datori di lavoro nell'84,5%, nel 64,4% e nel 52,0% dei casi rispettivamente).
Al contrario, ancora faticano a imporsi capacità di carattere più tecnico, come la Programmazione, l'Analisi di Dati e l'IoT; una lacuna dovuta forse alla percepita inidoneità di Scuola e Università a fornire basi adeguate (ben il 48,2% dei giovani ritiene che le infrastrutture educative siano poco adatte allo scopo, mentre il 45,5% esprime riserve sull'adeguatezza dei propri docenti).
Ed è forse la scarsa fiducia nei percorsi formativi a spingere i nostri "Millennials" verso l'autoapprendimento (58,8%) e l'esperienza sul campo, spesso in ambito lavorativo (57,2%).
Un caso a parte sembra essere il rapporto dei professionisti in erba e delle aziende con i social network: sebbene molto diffusi a livello di uso personale, essi sono infatti ritenuti uno strumento di business e carriera significativo soltanto dal 33,2% dei ragazzi, mentre il loro uso lavorativo è stato trattato in sede di colloquio solo nel 18,8% dei casi.
Una mancanza non da poco, se si considera il ruolo crescente dei socialmedia nella promozione delle attività economiche – e i rischi legati a una loro scorretta gestione.
Insomma, nel complesso la buona volontà da parte della Generazione Y e delle imprese sembra non mancare: tuttavia, essa deve poter incontrare un'offerta formativa valida e ampia, in grado di adeguarsi con rapidità alle nuove tendenze tecnologiche.
Per ora possiamo dire di essere "Digitali, ma non troppo".
I giovani chiamano: riuscirà il nostro sistema scolastico a rispondere in tempo?
Andrea Torti