DIMISSIONI ATTESE, di GLG

Creato il 15 gennaio 2015 da Conflittiestrategie

DIMISSIONI ATTESE, di GLG

Napolitano si è dimesso, come già era stato deciso, alla fine del semestre italiano di presidenza europea. Le interpretazioni sono due o forse una sintesi delle due. Da una parte, senz’altro le condizioni di salute e i limiti di età. Dall’altra, è probabile che si consideri conclusa o quasi la lunga fase di transizione iniziata con la costrizione di Berlusconi ad essere maggiormente rispettoso della “amicizia” con gli Usa, ammorbidendo quella con Putin (interessata certo). La vera complicità, sempre mascherata, è divenuta più esplicita con la “primavera araba” (soprattutto per l’aggressione alla Libia) e poi con i passaggi attraverso i governi Monti e Letta fino all’attuale “bamboccione”, vero furbastro inetto e ignorante e facilmente utilizzabile per la semicolonizzazione d’Italia. Napolitano, in quanto rappresentante dell’atlantismo da ormai alcuni decenni, ha seguito tale transizione in modo oculato, facendosi anche rieleggere presidente poiché nessun altro poteva garantire tale ufficio e avere la fiducia americana quanto lui.

Adesso smettiamola con le litanie contro Napolitano, detto il peggiore presidente italiano (ce n’è stato qualcuno di buono? Mah forse un po’ meno peggiore, ma non ha senso dilettarsi in paragoni vari). Se lo si fa, si aderisce alla mentalità di coloro che interpretano la politica in chiave personalistica ed emozionale. Non c’entrano le persone, ma la funzione svolta. Per conoscere le persone, bisogna avere altra frequentazione e si devono prendere in considerazione altre coordinate, altri connotati. Non conosciamo Napolitano se non per le sue funzioni svolte facendo politica nel partito e occupando alte cariche istituzionali. Limitiamoci a questo per favore; altrimenti si fa il gioco di chi non vuole che si scoprano le carte della funzione da lui realmente svolta. Anche perché si tratta di capire se in fondo la transizione sia già avvenuta con un discreto successo oppure se ci si sia dovuti rassegnare alla vecchiaia del “soggetto portatore” della funzione. Credo che una buona parte dei compiti legati a quest’ultima siano stati perseguiti e in parte conseguiti.

Adesso si dovrà vedere chi eleggeranno. Non è detto che si tratti di un continuatore di quella funzione; può essere di sì e può essere che adesso sia indispensabile un presidente d’immagine (magari una donna) mentre la via della subordinazione agli Usa è già ben tracciata. Anche perché, con l’attentato a Parigi, si è appioppato un discreto colpo alle manovre di certe forze che in qualche modo, pur se debolmente, volevano una politica almeno un po’ sovranista. Queste forze sembrano parzialmente in difficoltà, ma ne parleremo altrove. L’importante, lo ribadisco, è smetterla di cedere alla tentazione di discutere delle qualità personali di questo o di quello. Così facendo si favorisce l’operazione di obnubilamento delle popolazioni già in forte difetto di comprensione che la politica va oltre le prerogative individuali. Senza dubbio anche queste aiutano; ma solo nel senso dell’ipocrisia, della capacità di fingere, di ingannare, di giocare d’astuzia, anche di assassinare se del caso, ecc.

Il fatto che gli individui, posti al vertice degli apparati del potere politico, siano eletti “democraticamente” è il più bell’imbroglio che ci sia. Il “grande dittatore” (non a caso cito il titolo del film comico di Chaplin) sembra poter fare e disfare secondo la sua indiscussa volontà personale. Errore madornale; pure lui, forse con appena un po’ meno di controllo, deve ricoprire il ruolo che gli è stato assegnato da una costellazione di gruppi di potere, il cui conflitto indubbiamente si presenta più oscuro (ma solo un po’ più oscuro) di quanto avviene negli scontri che si concludono con l’appello agli elettori. Questi scontri sembrano aperti alla verifica di massa, sembrano porre in luce gli scopi dei gruppi in conflitto, che presentano programmi su programmi. Se si controllassero bene, si vedrebbe quanto di questi viene poi effettivamente rispettato. E’ più facile che sia un “dittatore” a realizzare gli obiettivi promessi, quando il conflitto, pur coperto, conduce al vertice del potere un gruppo abbastanza coeso e deciso.

Comunque, non allontaniamoci adesso troppo dal misero oggetto di questo articoletto: le dimissioni. Assisteremo ai ringraziamenti e al panegirico da parte dei “sinistri” (in particolare i beneficati “renziani”); al livore e odio di coloro che sanno come il loro leader (Berlusca) sia stato fatto fuori anche con l’utilizzazione della presidenza della Repubblica. Adesso, però, finché accetta d’essere complice, il “nano” non sarà troppo tormentato e continuerà a occupare un buon posto al tavolo da gioco. Urlare contro Napolitano serve ai berlusconiani tanto quanto serve l’esaltazione da parte dei piddini e dintorni. Serve, cioè, a non inveire (berlusconiani) o a ringraziare (“sinistri”) i propri padroni d’oltreoceano, che osservano con distante benevolenza questi loro servi, di cui ben conoscono gli enormi limiti; tanto che sono senz’altro preoccupati di doversi fidare di simili mentecatti.

E’ chiaro che gli Stati Uniti dovranno inventarsi qualcos’altro poiché non credo che questi nostri governanti buffoni siano in grado di reggere alla distanza. Hanno tuttavia la fortuna di non trovare opposizioni con un po’ di spina dorsale. E la complicità berlusconiana, almeno per ora, può renderli duraturi. Se così non fosse, potremmo anche aspettarci qualche tragedia come in Francia. Meglio quest’ultima o invece tenerci un perfetto quaquaraqua come Renzi? Ai posteri……; ma questi “posteri” non dovranno attendere moltissimo la risposta.


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