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Dimissioni dalle cariche istituzionali. Perché Rosy Mauro sì e Gianfranco Fini no?

Creato il 09 aprile 2012 da Iljester

Dimissioni dalle cariche istituzionali. Perché Rosy Mauro sì e Gianfranco Fini no?

Parto subito con una premessa: Rosy Mauro dovrebbe dimettersi dalla carica di vicepresidente della Camera. Per un motivo di opportunità politica legata a una carica istituzionale non elettiva. La vicepresidenza della Camera non è infatti una carica elettiva e conseguentemente non vi è quel contrasto tra l’azione giudiziaria e l’investitura elettorale che potrebbe dar adito all’ennesimo strappo tra i due poteri dello Stato. Le cariche non elettive sono attribuite in base agli equilibri politici all’interno dell’istituzione interessata, per cui ben potrebbe la Lega sostituire o chiedere la sostituzione di Rosy Mauro con un altro esponente leghista.

Ciò detto, in Italia come sempre si fa presto a dire “dimissioni”, ma stranamente le si chiede a tamburo battente e a gran voce sempre e solo quando a essere coinvolti in affari poco chiari (ma ancora del tutto da chiarire) sono o i leghisti o gli esponenti del rottamato PDL. Quando si tratta di esponenti del centrosinistra, beh, il tenore è ben diverso, quasi sussurrato, e comunque mai obbligatorio e sempre eventuale. Certamente non troviamo la richiesta su Repubblica, magari scritta su quattro colonne.

Stesso discorso per Gianfranco Fini. Tutti ricorderanno lo scandalo sulla casa di Montecarlo. Allora la faccenda fu piuttosto seria. Il centrodestra, già con il dente avvelenato per il tradimento, chiese le sue dimissioni dalla carica di Presidente della Camera a gran voce, ma egli — sostenuto da coloro i quali oggi si strappano le vesti per le dimissioni della Mauro — non ne volle sapere. Fini rimase in carica, e tutt’ora lo è, seppure ormai è chiaro che il suo è un declino politico lento ma inesorabile. La sinistra (in senso molto ampio) e i poteri forti sono stati piuttosto bravi sul punto. Sono riusciti ad alimentare l’ego di Fini affinché si rivoltasse contro Berlusconi e poi hanno affossato sia l’uno che l’altro. In due modi diversi, naturalmente.

Tornando alla questione, perché dunque un siffatto trattamento differenziato davanti a due casi simili? Il motivo è sempre lo stesso (e con una radice genetica chiara che troviamo nel sistema di demolizione dell’avversario di stampo comunista). Sminuire, denigrare, avvilire e abbattere una forza avversa non con le armi delle idee, ma con le armi della giustizia e degli scandali. Perché è chiaro che a uno scandalo, soprattutto di questo livello, consegue (quasi sempre) uno spostamento di preferenze elettorali, e sempre a vantaggio della controparte che sfrutta lo scandalo per ottenere consenso facile. E va da sé che fra qualche settimana si terranno le amministrative che probabilmente verranno poi sfruttate dalle sinistre come trampolino di lancio per le politiche che si terranno fra qualche mese.

Dunque oggi è solo un fattore di convenienza politica chiedere le dimissioni di Rosy Mauro, come se la “badante” del Senatur fosse già stata condannata per i fatti per cui oggi risulta indagato per la verità solo Belsito (il tesoriere della Lega). Ciò però — ripeto — non esclude la opportunità di valutarle, fosse solo che la sua carica non è elettiva e lei – la Rosy – non è stata scelta dagli elettori per ricoprirla. Altrettanto però avrebbe dovuto (e in verità dovrebbe) fare Fini, anche perché il suo ruolo è ancora più rivelante di quello della Mauro.

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di Martino © 2012 Il Jester


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