Sino a qualche mese fa i magri risultati della lotta all’evasione – sacrosanta – trovava un limite apparentemente insormontabile per la difficoltà di incrociare i dati reddituali di chi possedeva una barca, piuttosto che una villa a Montecarlo oppure, a sua insaputa, un appartamento nei pressi del Colosseo…Allora, dopo l’effetto mediatico, clamoroso, del controllo degli scontrini fiscali ai bar ed ai ristoranti di Cortina, il nostro si accanisce e con lui il suo fedele segugio Befera, contro i comuni mortali che, nella media italiana, percepiscono attorno ai mille euro al mese. Così ti faranno le pulci a quanta spesa fai per mangiare piuttosto che per vestire e mandare a scuola i tuoi figli, con la pretesa, la presunzione statistica, di racchiudere la multiforme ed elastica realtà sociale italiana in “undici tipologie di famiglie”, non sapendo che in questo Paese ci sono famiglie che campano con la pensione della nonna o con le spese fatte dalla zia per i nipoti giovani oggi disoccupati …Tasserano allora la zia per eccesso, oltre il 20%, di spesa alimentare.
Risultato ? Disagio e odio sociale, soprattutto contro quei politici che, facendosi pagare mazzi di fiori, cappuccini, biglietti del treno e quant’altro, dal proprio gruppo parlamentare di appartenenza, risulteranno probi all’Agenzia delle Entrate, in quanto le loro spese, quelle di tasca propria, risulteranno compatibili con l’alto reddito percepito (10-15.000 euro al mese), visto che certi acquisti sono invece andati rubricati sotto la voce “rimborsi elettorali”.
L’approccio liberale del Governo Monti e dei suoi tecnici non si è visto nelle ricette di politica economica buone per l’Italia, bensì nel loro ceto di appartenenza che va almeno dai 300.000 euro di reddito all’anno in su, sino al milione del rag. Monti o i sette milioni circa dichiarati dall’ex-Ministro Severino.
Alla fine di questa legislatura i parlamentari non si sono ridotti i privilegi reddituali, anzi si sono conservate le copiose indennità esentasse, appunto esentasse che non entreranno nel vaglio del redditometro, mentre per il resto degli italiani, la maggioranza, sì. Questo strumento fiscale coercitivo deprimerà ulteriormente i consumi: non si spenderanno i risparmi per paura del fisco, ma non da parte dei grandi evasori ma da parte dei piccoli risparmiatori e la recessione economica in questo Paese trotterà ulteriormente.
I politici del Movimento 5 Stesse si sono decurtati gli stipendi e non per un malinteso populismo né per piaggeria moralistica, bensì per credibilità politica e non per l’antipolitica.
Approfondimenti
- È polemica sul redditometro, La Stampa, 8 gennaio 2013 http://www.lastampa.it/2013/01/08/economia/e-polemica-sul-redditometro-Zl9nWRp6vePw5WPsnBbfgN/pagina.html