Alla scuola Primaria il compito principale è certamente la didattica, le conoscenze che devono sfociare nel saper fare e nel rendersi capaci di provare, perché la competenza vera e propria arriverà più avanti, molto più avanti. Non esula dalla didattica l'aspetto delle dinamiche di classe: l'intrecciarsi dei rapporti. Il clima della classe può essere, a seconda delle situazioni, terreno più o meno buono per la semina. Se il clima è sereno si apprende di più, se il clima è incerto e continuamente interrotto da frecciatine e battibecchi, non conta se a voce alta o dietro le quinte, si apprende meno e male. Il flusso delle informazioni, in qualsiasi modo avvengano, con o senza strumenti digitali, è influenzato dal contorno. Pertanto rientra nelle attività della scuola Primaria la cura e l'attenzione verso le dinamiche del gruppo, certamente di tutte quelle che come docenti ci è dato di vedere.
Anche quando potrebbe apparire una perdita di tempo è utile fermarsi a riflettere con gli alunni sui loro rapporti, su come è possibile andare d'accordo pur essendo tutti diversi. E soprattutto occorre iniziare molto presto nel cercare la coesione del gruppo. Non una coesione intesa come amicizia, ché quello è un altro fatto, bensì la ricerca del rispetto a scuola, della tolleranza, della pazienza. La ricerca dell'obiettivo vero per cui si sta a scuola: imparare stando a nostro agio .
Anche la palestra è un buon modo per far notare agli alunni certe dinamiche: durante i giochi a squadre accade spesso che si diano vicendevolmente la colpa degli errori, ed è difficile trovare qualcuno disposto ad ammettere l'errore. Eppure è a ciò che dobbiamo tendere: la capacità di vedere noi stessi attraverso gli altri, essere disposti a capire noi stessi. Saperci riconoscere pregi e difetti, cose buone e cose meno buone. Questo riconoscimento, che dovrebbe appartenere a tutti a scuola, insegnanti compresi, non implica una messa in mora dei nostri comportamenti ma il sapersi accettare con un difetto, e, forse di più, cercare di non ricadere nel medesimo errore. Ecco un esempio, un paragone, anche fatto dall'insegnante che autorevolmente è un adulto che ha già vissuto il periodo della scuola compresi i conflitti e le grandi amicizie, può servire a capire che passiamo tutti attraverso le stesse esperienze e che il miglioramento del carattere, che poi serve utilitaristicamente a soffrire meno, passa anche da una serena visione di come siamo: dentro e fuori. L'ammissione che spesso lo star male dell'altro è speculare al nostro, pur se per motivi diversi.
E' utile in palestra fare dei giochi che evidenziando le dinamiche della classe: chi va d'accordo con chi, chi preferisci chi, giochi e attività che portino gli alunni a ripensare ai rapporti con i compagni. Sedersi in cerchio, prendere un pallone, lanciarlo pronunciando il nome di chi lo riceve, mandare messaggi: il gioco come tramite per venirsi incontro, per rincontrarsi.
Far proporre ai bambini eventuali integrazioni e modifiche del gioco.
Durante uno di questi momenti un alunno ha suggerito: se devi dire qualcosa di bello sorridi, se invece vuoi esprimere qualcosa che non ti piace fai la faccia triste. E il gioco in palestra può aiutare, senza fare bilanci, a passare il testimone della frustrazione, a gettarlo altrove, cercare di andare oltre. Non serve che accada a tutti costi, serve provarci, serve seminare l'idea che possiamo davvero superare anche ciò che ci infastidisce.
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