Dio esiste e vive a Bruxelles

Creato il 23 novembre 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma
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  • Anno: 2015
  • Durata: 113'
  • Distribuzione: I Wonder Pictures
  • Genere: Commedia
  • Nazionalita: Lussemburgo, Francia, Belgio
  • Regia: Jaco Van Dormael
  • Data di uscita: 26-November-2015

Jaco Van Dormael, citando vagamente Gilliam e Burton inventa varianti del mondo fin dai tempi di Mr Nobody  dove Nemo a 93 anni raccontava le sue tre vite. Qui ne racconta una, di una bambina di nome Ea, figlia di Dio. Attraverso i suoi occhi vediamo il mondo. Brutto come il Dio che lo ha creato.

Sinossi: Una commedia surreale in cui Dio è un vero e proprio personaggio che vive a Bruxelles. Sulla terra però, Dio è un vigliacco, con una morale meschina ed è davvero odioso con la sua famiglia. Sua figlia, Ea, si annoia a casa e non sopporta di essere rinchiusa in un piccolo appartamento nell’ordinaria Bruxelles, fino al giorno in cui decide di ribellarsi contro il padre, entrare nel suo computer e trapelare al mondo intero la data fatale della loro morte. Improvvisamente tutti cominciano a pensare a cosa fare con i giorni, i mesi, e gli anni che hanno ancora a disposizione…

Dio esiste e vive a Bruxelles, titolo stravolto ma stranamente riuscito (Le Tout Nouveau Testament), presentato alla Quinzaine des Realizateur del Festival di Cannes narra una favola in un mondo distopico nell’azione ma reale nell’ambientazione. Il film è ambientato a Bruxelles, dove Dio vive e non è né magnanimo, né dolce, né donna (cfr. con Dogma dove Dio era una muta Alanis Morisette), né di colore (cfr con Una settimana da Dio dove era Morgan Freeman angelicato), ma un ubriacone volgare con vestaglia perenne, calzini e ciabatte (un dispettoso Benoît Poelvoorde), che abita in una stamberga dove non “può scendere di sotto, è pericoloso”. Oltre a fumare, bere e moltiplicare le birre, vive e lavora nella sua stanza piena di cassetti, un posacenere pieno di cicche, una bottiglia semivuota e un computer con cui ha creato il mondo, le “ielle universali” e tutte le brutture del mondo. Con un plastico che riproduce le città, Dio si diverte ad annaffiare e devastare gli umani con cataclismi e guerre. È violento con la moglie – Yolande Moreau, dea perennemente in vestaglia, impegnata a ricamare o a collezionare le figurine dei giocatori di baseball – e con la figlia Ea (Pili Groyne) che segue poi le orme del fratello Jesus Christ (JC per gli amici), morto immolato per gli umani.

Dopo una litigata furibonda con il padre Dio, Ea parte, attraverso “il passaggio dalla lavatrice” – svelato da JC versione statuetta – non prima di introdursi nella stanza del computer dove invia a tutti gli umani un sms con la loro data di morte. Ea, alla ricerca dei sei nuovi apostoli per scrivere il testamento nuovo di zecca e raggiungere il numero ideale di apostoli (18, il numero a cui era affezionata la madre, quello dei giocatori di una squadra di baseball), trova un’umanità dove tutti danno sfogo ai propri desideri. Ea non sa piangere, non ha viaggiato, ma sa fare piccoli miracoli, sente la musica interiore delle persone auscultandogli il petto e dedica i sogni ai suoi adepti. Si uniscono a lei un barbone, una ragazza con un braccio di silicone, un killer, un maniaco sessuale, una donna trascurata dal marito (Catherine Deneuve) che si fidanza con un gorilla, un bambino che sceglie di diventare bambina a una settimana dalla morte. Con le loro massime e i loro racconti il barbone scrive il Nuovo Testamento dei 18 apostoli, tra i 12 di JC e i 6 di Ea; essi appaiono magicamente anche nel dipinto de L’Ultima cena. Riuscirà la nostra Ea a farla franca col padre Dio e a resettare un mondo nuovo di zecca?  O sarà la dea ex machina a compiere la magia?

Alessandra Lo Russo

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