Dio, la lepre insoddisfatta e la zucca /Angolo del Griot

Creato il 09 dicembre 2012 da Marianna06

C’era una volta,tanti e tanti anni fa,nel “nostro” solito villaggio africano, una lepre birichina e anche piuttosto complessata, che si era messa in testa d’essere molto poco intelligente rispetto agli altri animali della savana, tutti, a suo dire, assolutamente più scaltri di lei.

Così, un bel giorno, decide di andare da Dio a presentare le sue lagnanze.

In effetti, senza attendere molto, in meno di quanto si possa immaginare, mette in atto il suo proposito.

Dio, che quel giorno aveva, come sempre, parecchie richieste da evadere e “ pratiche” da sbrigare, compresa quella dell’unicorno,che lo aveva tempestato di continuo fino a quando non era stato costretto ad accontentarlo ,trasformandolo in un rinoceronte, la riceve e, con “santa” pazienza ,la tranquillizza con poche e semplici parole.

Le suggerisce, infatti, di procurarsi subito una bella zucca. E poi di andare a piazzare la medesima ad un incrocio di vie subito fuori il villaggio. E, una volta lì, di nascondersi sotto la zucca e saper attendere.

La lepre, soddisfatta del suggerimento  ma sempre un po’ dubbiosa,anche di Dio, si reca al mercato, acquista la zucca, che è bella grossa e giunge all’incrocio deputato.

Ma, anziché piazzarsi sotto la zucca, come Dio le aveva raccomandato, pensa bene di nascondersi dietro un cespuglio prospiciente l’incrocio e stare a guardare da quel punto d’osservazione cosa sarebbe realmente accaduto.

Dopo qualche tempo arriva Dio, che si trascina dietro una enorme e pesantissima pietra.

Solleva poi la pietra (Lui che tutto può) con un grosso sforzo apparente e la getta di botto sulla zucca, fracassandola e riducendola in mille pezzi,che si spargono nella via.

In quell’attimo salta fuori la lepre, che si mostra meravigliata dell’accaduto.

Se, infatti, si fosse trovata sotto la zucca, ora di sicuro non ci sarebbe proprio più, uccisa, come sarebbe stata, dal pietrone divino.

Dio, allora, la guarda e, con lo sguardo e a parole, sorridendo, si congratula con lei.

E le ricorda,soprattutto, che è bene sapersi accontentare di ciò che si è e anche di ciò che si ha in dono.

Diversamente saremmo solo degli “eterni” insoddisfatti proprio come l’unicorno che,un tempo splendido e agile cavallino, divenuto rinoceronte, adesso piagnucola e si la lagna continuamente della sua bruttezza con il rischio di buscarsi proprio  una brutta “depressione”.

   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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