“Cioè, la religione...Cosa diavolo è la religione? Ma stiamo scherzando? Non voglio fare l’idiota, ma...avreste dovuto vedere lo sguardo di Kimiko (e anche di Rieko e Kaoru): era vacuo, spento, e quando passavano per le strade e i corridoi sembrava che non si concentrassero più sulle cose vicine, come le insegne dei negozi di noodle, o le persone e i veicoli in avvicinamento. Tenevano gli occhi puntati all’orizzonte, come se fossero sempre alla ricerca della prima stella nel cielo notturno. Scott aveva rubato quelle tre al mondo. Aveva annientato le loro essenze individuali e le aveva trasformate in...che so, profumatori per ambiente in carne e ossa.” (Douglas Coupland, Dio odia il Giappone, ISBN Edizioni, pag. 8) Hiro Tanaka è la voce un po’ allucinata della vicenda: osserva tutto quello che ha intorno con lo stupore di chi non capisce cos’è il mondo e come sta andando avanti. Non lo capisce, ma lo giudica, lo disprezza, e cerca di allontanarsene, trovando modi diversi per essere se stesso, per essere originale e non cadere nella massificazione così tipica della società giapponese che lo circonda.
“Cioè, la religione...Cosa diavolo è la religione? Ma stiamo scherzando? Non voglio fare l’idiota, ma...avreste dovuto vedere lo sguardo di Kimiko (e anche di Rieko e Kaoru): era vacuo, spento, e quando passavano per le strade e i corridoi sembrava che non si concentrassero più sulle cose vicine, come le insegne dei negozi di noodle, o le persone e i veicoli in avvicinamento. Tenevano gli occhi puntati all’orizzonte, come se fossero sempre alla ricerca della prima stella nel cielo notturno. Scott aveva rubato quelle tre al mondo. Aveva annientato le loro essenze individuali e le aveva trasformate in...che so, profumatori per ambiente in carne e ossa.” (Douglas Coupland, Dio odia il Giappone, ISBN Edizioni, pag. 8) Hiro Tanaka è la voce un po’ allucinata della vicenda: osserva tutto quello che ha intorno con lo stupore di chi non capisce cos’è il mondo e come sta andando avanti. Non lo capisce, ma lo giudica, lo disprezza, e cerca di allontanarsene, trovando modi diversi per essere se stesso, per essere originale e non cadere nella massificazione così tipica della società giapponese che lo circonda.
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