Il baseball è lo sport americano per eccellenza. Molto più del basket e del football. Lo è perchè incarna perfettamente lo spirito e l'ideologia di una nazione che, una volta, poteva identificarsi in un Sogno. Nel baseball le squadre scendono in campo una alla volta, e c'è un solo giocatore, quello avversario, che si ritrova solo contro tutti e deve farcela da solo a salvarsi, con le sue gambe, correndo il più possibile, più forte degli altri... è la sintesi del Sogno Americano, di coloro che dicono che 'se ci credi davvero, ce la farai...', a dispetto di tutto. Joe McCarthy diceva 'date a un ragazzo una mazza, un guantone e un posto dove giocare, e otterrete un buon cittadino'.
In ogni grande film americano, di botta o di rimbalzo, il baseball è presente. Da noi è una disciplina di nicchia, quasi incomprensibile, faticosa da seguire, a testimonianza della grande differenza di vedute e culture che (ancora) ci separano dal Nuovomondo. Eppure dai film sul baseball si possono capire facilmente la storia e l'essenza dell'America: se ne L'Idolo delle Folle si raccontava dell'ascesa e il trionfo di un ragazzo di strada, segno che 'In questo Paese chiunque può farcela', in Moneyball-L'arte di vincere si celebra il funerale del Sogno stesso, infranto dalle regole (spietate) della società moderna.
Dio salvi il Baseball. E, di conseguenza, anche l'America.
'Se lo costruisci, lui tornerà...'. Impossibile non commuoversi.
La fine del Sogno vista attraverso le fredde statistiche di un computer, che non contemplano più passione, sentimento, trasporto. Lo sport è una scienza matematica, cinica, a cui non si può più sfuggire. Non ci sono occasioni, possibilità, speranza. Lo sport 'moderno' come sinonimo di una società asettica, senza più slanci e solidarietà. Film potente, duro, autentica sopresa dell'anno. In Italia lo vedranno in pochi, ma diventerà un cult.