Nelle manifestazioni di questi giorni inerenti i festeggiamenti per il 150° Anniversario dell’unificazione d’Italia e nella polemica pubblica che si sussegue ormai da tempo, spesso si sente obiettare da alcuni ambienti vicino la Lega, dell’enfasi retorica che circonda i fatti del Risorgimento. Ancora una volta ci troviamo dinanzi ad una demistificazione degli avvenimenti risorgimentali da parte di chi non conosce la storia o peggio la vuole radicalmente cambiare secondo le proprie esigenze politiche. D’altronde ci vuole poco a capire che i fatti non stanno proprio come gli uomini in verde sottolineano. In soccorso di tale tesi c’è stata una bellissima mostra a Roma presso le scuderie del Quirinale che ho avuto la fortuna di visitare nell’ultimo viaggio nella capitale in dicembre. Era una mostra tutta dedicata ai pittori del Risorgimento che da veri patrioti qual’erano prima ancora che rappresentare gli scontri dell’epoca, prendevano direttamente parte agli stessi. Di più, fra questi patrioti-pittori, i più rappresentativi portano il nome del milanese Gerolamo Induno crivellato dalle baionette francesi durante un assalto al Casino Barberini, del toscano Giovanni Fattori che partecipò idealmente alla guerra risorgimentale attraverso azioni di volantinaggio e di Euleterio Pagliano altro lombardo di provenienza. Pittori che nel duro momento della battaglia hanno saputo rappresentare con crudezza ciò a cui andavano incontro ribaltando la scala dei valori rendendo visibili quelli che sino a quel punto erano gli invisibili, valorizzando gli umili rispetto ai comandi militari. Una traduzione in immagini dei principi di fratellanza ed eguaglianza praticati da Mazzini. I leghisti dovrebbero abbracciare un approccio anti retorico non solo come abbiamo visto per la provenienza dei tanti patrioti, ma soprattutto nel cogliere il prezzo della costruzione nazionale. Nella mostra romana ho avuto modo e piacere di osservare grandi tele in cui primeggiavano corpi di soldati stanchi e malinconici con “sofferenze fisiche e morali e tutto ciò che disgraziatamente accadde” come lo stesso Fattori annotò nel suo diario di guerra.
Durante la visita nelle sale delle Scuderie spesso riflettevo di come l’arte è sempre anticipatrice della realtà. A ben vedere e come il catalogo della mostra spiega, già Francesco Hayez all’indomani dei moti del 1848-’49 aveva offerto una immagine anticipatrice dell’Italia con una tela allegorica dove una fanciulla dai capelli scarmigliati a capo lievemente inclinato a mezzo busto, ha uno sguardo angosciato e regge in mano un crocefisso. In questo modo Hayez ci vuol far intendere che l’Italia non è più la bella fanciulla sino ad allora ammirata ma una fanciulla che vive il martirio della patria per mano degli austriaci. Da Hayez a Fattori il più rappresentativo dei Macchiaioli fiorentini il passo è breve. Fattori con le sue tele è stato uno dei più entusiasti sostenitori della causa risorgimentale nonché maestro per Gerolamo Induno, Euleterio Pagliano e Michele Cammarano che alle Scuderie hanno esposto tele di grandissima espressività per i fatti che raccontiamo. Induno partecipò direttamente alla difesa della repubblica Romana come volontario garibaldino e nel 1855 fu ingaggiato dall’esercito piemontese nella Guerra di Vrimea. Dalla sua vasta esperienza nasce “Campagna di Cernaja”: una tela conclusa nel 1857 sulla base dell’immenso materiale accumulato durante l’esperienza garibaldina. Sarà lo stesso Induno uno dei cronisti più accreditati è per le immagini che riuscì a ritrarre che per i suoi scritti, a raccontare le battaglie della Seconda guerra d’indipendenza. Ancora una tela di Induno merita di essere sottolineata per la bellezza e il pathos che riesce a trasmettere: “Partenza da Quarto” è quasi una cronaca dell’evento garibaldino, un ritratto di rara efficacia e sublime bellezza (la bellezza della guerra!). Per il napoletano Michele Cammarrata invece l’onore di avere il suo “La carica dei bersaglieri a Porta Pia” come manifesto principale della mostra in questione. Di questa grande tela si è detto che a torto o ragione può essere considerata un’icona o se si vuole il suggello al Risorgimento “che nell’ardore dinamico e proto futurista di questi giovani lanciati in piena corsa alla conquista di Roma esprimono il sentimento che un sogno finalmente si è realizzato”.
E questo sogno non c’è nessuna Lega che può togliercelo.