Diraq - "Fake Machine"

Creato il 06 marzo 2013 da Blob Music @Blob_Agency

A cura di Gennaro Guariniello Dopo nove mesi di lavoro vede la luce “Fake Machine”, primo album della band umbraDiraq”. L’album di debutto parte con “I’m a Ghost” e “B.L.O.O.D.”, brani dal gusto malinconico e poetico, in cui le influenze dei “Mars Volta” e “QOFTSA” si fanno sentire in maniera piacevole, sensazione che si avvertirà durante tutto il disco.
Prendendo in esame alcuni brani, quali “4 Frank” e “See Life Through a Kaleidoscope”, si ha l’impressione di trovarci di fronte ad una band affiatata, mostrando un cantante, Matteo, pienamente a suo agio supportato da testi in inglese, che, a detta degli stessi Diraq: “oscillano tra la denuncia sociale e la psicologia umana, storie surreali unite a sentimenti di disagio, scherzi grotteschi di natura teatrale”. Sicuramente tra i brani migliori dell’album troviamo “Sibyl”, canzone che per scelta stilistica, ritmo e intensità è la più completa della band. L’unico pezzo in italiano è “Vicolo Squallore”, una traccia in pieno stile “Desert Sand all’italiana”, nel quale la band s’incattivisce al punto giusto senza mai perdere la propria essenza.
I Diraq hanno un muro sonoro solido, tagliente, coinvolgente, soprattutto internazionale, e una particolare cura nei dettagli ben sopra la media. Alcune delle tracce, “Leaves on Canvass”, “My Mentor in Purgatory”, “Mr. Freight Train”, quasi come un bisogno primario, invogliano a premere più volte il tasto play. Il sound è sempre ispirato e mai tendenzioso, un giusto mix di alchimia e “spleen” che si avverte in tutte e dieci le tracce.
Il quintetto, che già dal debutto sembra proiettato verso un pubblico più ampio e con brani che, se ben supportati dal vivo, potrebbero diventare dei classici, dirà la sua per molto tempo, capace di incutere timore e rispetto in altri gruppi nell’ambiente underground. Oltre al cantante Matteo, completano il gruppo Alessandro al Basso, Edoardo alla Chitarra, Federico alla batteria e Lorenzo al banco mixer.

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