Oggi, per la rubrica Dire, Fare e Giocare, si racconta Fulvia Degl’Innocenti, figura molto versatile del panorama del libro per bambini e ragazzi. Scrittrice, sia per piccoli che per adolescenti, giornalista, editor, critica…Fulvia è da anni attivissima sia nella produzione che nella promozione della lettura. Per conoscerla meglio, oltre all’articolo che gentilmente ha prodotto per Libri e Marmellata, vi suggerisco di visitare il suo blog.
(Alcuni dei libri di Fulvia sono recensiti sul sito, se volete sbirciare date un’occhiata qui)
Cronache di quotidiane ispirazioni tra giornalismo e scrittura narrativa
Se dovessi rappresentare la mia professionalità con uno di quei grafici da mappe concettuali che tanto sono diffuse oggi nella scuola primaria, metterei al centro la parola storie e la collegherei con tante frecce e riquadri ai diversi modi in cui le storie nascono, prendono forma e forme e viaggiano per il mondo. E spesso si intrecciano tra di loro.
Giornalista e scrittrice per ragazzi, editor e animatrice alla lettura (o meglio, cantastorie).
Parole e immagini per raccontare il mondo e inventarsene qualche scorcio.
Senza compartimenti stagni, ma con un flusso che va a nutrire ogni ramificazione. Una posizione di privilegio, costruita giorno dopo giorno. Partita, come tante storie analoghe, da una passione per la scrittura germogliata da bambina sui banchi di scuola.
Una giornata al desk
Ogni mattina mi ritrovo alla scrivania del giornale per ragazzi in cui lavoro da 19 anni, il settimanale Il Giornalino (a cui affianco anche il contributo per il mensile G Baby). Mi sento come un vigile che dirige il traffico delle notizie e le incanala in appositi contenitori, articoli o rubriche che siano. La recensione del libro, la foto della settimana, i cartoni animati del momento, record da Guinness, curiosità su scienza, storia, nuove tecnologie. E ancora le scalette per gli articoli in cui approfondire i temi più disparati: dal parto di un delfino alla figura di Malala, la ragazzina pakistana ferita dai talebani, da un excursus sugli skyline di tutto il mondo ai nostri paesi fantasma.
E poi ci sono le lettere dei bambini e dei ragazzi a cui rispondere, piccoli e grandi drammi, richieste di aiuto, le fatiche di crescere.
E accade che chiuso l’articolo o la notizia, informazioni ed emozioni continuino a galleggiarmi nella mente e magari, durante una nuotata in piscina in pausa pranzo, acquistino nuove forme. Una fiaba, un racconto, un romanzo, un libro di divulgazione.
Come quando andai al Museo della scienza e della tecnologia di Milano per assistere ad un laboratorio sulle bolle di sapone per una classe delle medie, e una volta scritto l’articolo proposi a Editoriale Scienza un libro. Nessuno in Italia ci aveva mai pensato fino ad allora e “Fantastiche bolle di sapone” rimane tutt’oggi l’unico a libro sull’argomento. Ma le bolle erano così magiche che meritavano anche una fiaba, “La fata delle bolle” (Lavieri).
Analoga operazione nel caso del breve romanzo “Nei panni di una lontra” (uscito con Coccole books), L’idea era nata da uno spunto familiare (la passione per le lontre del maggiore dei miei figli): il plot c’era già nella mia mente ma decisi prima di approfondire il tema dedicando un articolo a questo animale e intervistando un esperto del Wwf.
Benedetto XVI aveva appena annunciato la sua clamorosa rinuncia e in attesa del conclave il direttore mi commissionò 4 pagine sul tema “Come si elegge un papa”. Quando le Edizioni Paoline, dopo l’elezione di Bergoglio, mi convocarono per propormi un libro sulla figura del papa, avevo il mio punto di partenza già fatto, non mi restava che progettare il resto: una scaletta dettagliata, ogni capitoletto una domanda (Che cosa fa il papa? Dove vive?..), e poi una ricerca certosina su varie fonti per mettere in fila, con un taglio tra il giornalistico e l’enciclopedico, un libro fino a quel momento mai realizzato sulla figura a tutto tondo del pontefice.
E mentre il libro ancora non era scritto occorreva partire alla ricerca dell’illustratore: individuare 4 candidati, affidare loro la stessa illustrazione prova, (Il conclave) e poi lasciare all’editore la scelta di quello con cui era più in sintonia (la bravissima Silvia Colombo).
L’idea che mi illumina
Che eccitazione quasi febbrile quando scatta la scintilla per una buona storia, quella giusta, in cui credo. E anche qui spesso si parte dal desk al giornale. Come quando cercavo, con un anno di anticipo, le ricorrenze e gli eventi del 2012 per proporre alla riunione di redazione argomenti da sviluppare in fascicoli monotematici che uscivano settimanalmente con il Giornalino. Era marzo del 2011 quando scoprii che l’anno successivo, in aprile, sarebbe caduto il centenario del naufragio del Titanic. Una storia che mi aveva sempre appassionato. Come un lampo, esplose il desiderio di poterla riraccontare, in modo tutto nuovo. E si innescò subito l’ansia di fare presto, perché i tempi editoriali sono lunghi, e non sempre è facile azzeccare l’editore giusto che entra in sintonia con la tua proposta.
Ma se la storia è davvero buona è più facile fare centro al primo colpo. L’editore dice ok all’idea, ma vuole prima leggere la storia. Ed eccomi alla scrivania di casa, come per ogni nuovo libro da scrivere il sabato e la domenica una volta ogni quindici giorni quando i figli sono con il padre: mi tuffo letteralmente nelle documentazioni, le foto dell’epoca, le cronache, per essere lì, in quel tempo e in quel momento, facendo aderire il proprio sentire a quello di una nave, grande madre tradita da chi l’aveva creata, con il ventre squarciato e i propri figli perduti.
È nato così “Io, Titanic” (Edizioni Il gioco di leggere), la storia dell’inaffondabile affondata che si racconta in prima persona, con le sontuose immagini di Sonia Luce Possentini.
E un anno dopo, con il mio bel libro già tra le mani, sono tornata a scrivere del Titanic, della sua gloriosa partenza e del suo tragico naufragio per un articolo sul Giornalino.
I libri degli altri
Di nuovo realtà e finzione, notizie ed esperienze personali, giornalismo e narrativa che si intrecciano, e si scambiano i ruoli.
Anche quando non sono io a scrivere le storie, ma a … dirigerle per la collana Il parco delle storie (Paoline), dove rivesto o panni dell’editor, e seleziono le storie che mi arrivano e spesso le vado io stessa a stanare, sollecitando autori amici o che lo diventeranno dopo aver dato vita insieme a un libro. Due casi per tutti: l’imminenza dei 150 dell’unità d’Italia che diede vita a “1861 un’avventura italiana” (vincitore poi del Premio Arpino), della coppia nella vita e nella scrittura Annalisa Strada e Gianluigi Spini. E “Coraggio da lupi”, di un’altra coppia Carlo Carzan e Sonia Scalco, sul mondo dello scoutismo in cui, come mamma di un cucciolo di lupetto, ero appena entrata a far parte (e di cui naturalmente avevo già scritto svariati articoli).
Ma, come disse un grande inviato di guerra: “sempre meglio che lavorare”!
Fulvia Degl’Innocenti