Magazine Nuoto

Dire “Lei non ha le palle” è un reato. Gasparri ha già querelato 30 milioni di italiani. Il nuoto italiano affonda. Non sappiamo più galleggiare quindi, non chiamateci str...

Creato il 01 agosto 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Dire “Lei non ha le palle” è un reato. Gasparri ha già querelato 30 milioni di italiani. Il nuoto italiano affonda. Non sappiamo più galleggiare quindi, non chiamateci str...

Se dare del “buffone” a Silvio non è reato, allo stesso modo la nostra Suprema Corte ha sancito in via definitiva, e giurisprudenziale, che dire a una persona: “Tu non hai le palle” lo è. E, nel caso specifico, trattasi di “ingiuria”. Questo giudizio fa il paio con un’altra sentenza che ha fatto discutere parecchio negli ultimi tempi, quella in cui la Cassazione ha scritto: “Lei non sa chi sono io è un reato, trattasi di minaccia”. La Suprema Corte ha dato ragione a un avvocato che aveva denunciato un Giudice di pace di Brindisi il quale, durante un’udienza, gli aveva detto senza circonlocuzioni: “Tu non hai le palle” (e meno male che era un giudice di pace!). Secondo i giudici, la frase è un reato in quanto “Insinua debolezza di carattere e di determinazione, oltre a significare mancanza di virilità”. Questa volta non me la sento di dare ragione ai togati e cerco di spiegarne il motivo. La “debolezza di carattere e di determinazione”, spesso è la conseguenza di fatti della vita, di inciampi durante il cammino, di una visione delle cose del mondo diverse dall’usuale mentre, in altre circostanze, è una vera e propria tara caratteriale, imputabile magari a un’infanzia sotto tutela o iperprotettiva (i manuali di psicologia sono pieni di questi casi), a genitori “forti” e un po’ dispotici, a una naturale tendenza all’accondiscendenza se non, addirittura, alla bontà. Mai avrei immaginato che la debolezza di carattere (e quindi un evidente deficit di autostima) fosse un reato da gestire in una cella piuttosto che con un ciclo di sedute dall’analista. Per non parlare poi del concetto, ormai ampiamente in disuso, di “virilità”. Cosa significa, che per essere uomini (maschi) non basta avere un attributo fisico diverso da quelle delle donne? Apparati genitali e riproduttivi (o solo legati al piacere fisico) complementari? Bisogna dimostrarlo urlando, sbraitando, prendendo a pugni l’universo mondo, fucilando i berluscones? Dal concetto di “virilità vilipesa” si partiva per giustificare il delitto d’onore e così, parlare di “virilità” come di una “qualità”, o “dote”, nel 2012 mi sembra, tutto sommato, una gran cazzata. E poi sapete che c’è? Ho sempre avuto in cordiale antipatia quelli “con le palle”. In primis perché non si è mai capito se uno che ha le palle debba dimostrarlo in qualche modo oppure fare solo finta (di averle). In secundis perché non mi piace calpestare gli altri per dimostrare di essere uno “palluto”. Preferisco capire piuttosto che imporre, discutere piuttosto che menare le mani. Ultimissime dalle Olimpiadi. Nonostante la perorazione dell’ad dell’Enel e i desideri di mammà, mademoiselle Pellegrinì non è riuscita a salire sul podio. Affonda tutto il nuoto italiano e Magnini dice: “L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”. Il fatto è che la crisi ci ha appesantito, non riusciamo più a galleggiare con la leggerezza di sempre. Per cui, per favore, non chiamateci mai più stronzi.



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog