Sono molto diversi uno dall’altro, sia come ambientazione, sia come personaggi coinvolti, sia per il modo con cui le storie si sviluppano ed arrivano alla propria conclusione.
Il primo porta il titolo di Per fortuna il funzionario commerciale sapeva fare il massaggio cardiaco e parla di due dirigenti d’azienda che si incrociano casualmente nel parcheggio sotterraneo in tarda serata dopo diverse ore di straordinario.
La conoscenza nel campo del primo soccorso da parte del funzionario più giovane, può risultare decisiva vista la situazione.
Senonché l’autore non si concentra troppo sull’episodio chiave, lasciandolo per un finale oltretutto non chiarito seppur facilmente deducibile, ma piuttosto cerca di lavorare sulla persona del protagonista, sul suo passato, sul motivo per cui a quell’ora sia ancora presente in azienda, sulla personalità e sul carattere, facendo di uno sconosciuto un qualcuno degno di empatia da parte del lettore.
Il secondo racconto La ragazza dai capelli strani è quello che dà il nome anche ad un’altra raccolta di Wallace e nel mio caso non costituiva una novità.
Ho colto comunque sfumature che non ricordo di avere percepito durante la lettura precedente, oppure semplicemente non mi avevano particolarmente colpito.
Nel tempo intercorso sono stato probabilmente influenzato da altre cose che ho letto e visto, di conseguenza lo strano comportamento dell’ancor più strano gruppo che si reca al concerto di Keith Jarrett, mi è sembrato più famigliare e realistico di quanto fosse accaduto la prima volta.
In altre parole la descrizione del gruppo punk, dei suoi componenti, del loro modo di pensare, di esprimersi e di agire, in apparenza completamente surreale, non sembra poi così fuori dalla realtà se si hanno già avuto esperienze o informazioni anche indirette con il mondo delle droghe sintetiche.
Il racconto in fondo non è che un insieme di situazioni originali che hanno in comune l’estraniarsi, volontariamente o meno, dalla realtà di tutti i giorni.
Sotto questo punto di vista può essere utile e divertente non seguire la vicenda vera e propria, ma tentare di mettere insieme un collage degli atteggiamenti più al limite dei vari personaggi.
Da non trascurare Keith Jarrett e l’importanza sia della sua presenza che della sensazione che si prova durante la lettura.
Non si sente ovviamente ciò che Jarrett suona, ma di sicuro si percepisce il modo in cui lo suona.
Indipendente, incurante di quello che c’è attorno; si ha la sensazione di essere all’esterno di una casa di campagna isolata da tutto il resto e di vedere attraverso una finestra un uomo che suona per se stesso. Lo si ascolta di nascosto quasi con la paura di disturbare.
Cercare su youtube per credere.
Infine il terzo racconto, Dire mai, quello che dà il titolo alla breve raccolta; quello con Lenny, Labov, Greta, Carlina, Bonnie e sostanzialmente tutta la famiglia Tagus, con l’aggiunta di una mezza lettera inviata da uno di essi a tutti gli altri per informare, descrivere e indicare le conseguenze possibili di certi atti che non devono essere però né giustificati, né spiegati.
Insomma un’altra trovata grottesca, esilarante e drammatica del buon David Foster Wallace.
Ce ne fossero.
Tempo di lettura. 1h 45m