Il minimo garantito da 900 milioni annui dovrebbe essere confermato in caso di estensione del contratto a copertura del nuovo triennio. Ma la domanda che tutti si fanno è: quanto possono valere i diritti della Serie A in futuro? In un mercato nazionale in contrazione con la pubblicità in calo del 30% e gli investimenti esteri in fuga, l'orientamento di advisor e Lega è di cercare di mantenere la struttura dei ricavi attuali, a patto ovviamente di muoversi con tempismo e adeguandosi alle nuove dinamiche. Adesso da Sky e Mediaset arrivano 829 milioni a stagione. Si teme che la seconda, avendo già ridotto i suoi budget, potrebbe non farcela a confermare i 268 milioni medi del 2012-15. Sarà cruciale, ad ogni modo, garantire le giuste esclusive ai diversi soggetti. Se una parte di quegli 800 milioni venisse a mancare, la Lega potrebbe rivolgersi direttamente al consumatore varando il canale della Serie A e puntando su quei 4 milioni di persone che utilizzano la pay tv per vedere il calcio (5 milioni considerando lo sport in generale), cioè la massa critica degli abbonati di Sky e Mediaset (quasi 7 milioni). E un terzo incomodo? Al Jazeera avrebbe potuto già approdare in Italia anticipando l'operazione di Fox sul calcio estero. Però non l'ha fatto. Discovery ha appena preso il Sei Nazioni di rugby (su DMax in chiaro), ma nell'ambito di un'operazione internazionale.
Quanto ai diritti esteri, che ora portano 117 milioni annui nelle casse delle società, tutti sono convinti che si può fare di più. Senza pretendere rivoluzioni (una Lega che ripensi governance e strategie, con i club a fare un passo indietro), un'opzione è quella di spacchettare i diritti per macro-regioni, come la Premier, che si rivolge anch'essa a intermediari (tra cui MP & Silva) per vendere le partite fuori confine. A quel punto il miliardo tondo tondo che la Serie A incassa ora può essere messo in salvo per almeno 3 ani.
Marco Iaria per "La Gazzetta dello Sport"