La missiva si propone di fungere da «stimolo» per una riflessione «approfondita e necessaria prima di adottare qualsiasi decisione relativa ai ricavi futuri da diritti audiovisivi», ma sotto sotto è una frustata alla gestione degli ultimi mesi (dovremmo dire anni) della Lega, ritenuta incapace di una visione di largo respiro sul calcio italiano, di cui è il traino economico. Non a caso, le sette dissidenti sottolineano come «né in commissione diritti audiovisivi né in assemblea sia stato mai trattato il tema – centrale – dello sviluppo del prodotto televisivo Serie A né sia mai stato affrontato quello del Canale Serie A se non in modo del tutto superficiale». La parola «progettualità», come un qualcosa che manca dalle parti di via Rosellini, è l’architrave del ragionamento delle sette. La loro preoccupazione è che, dopo che il piano d’azione dell’advisor Infront «è stato sbrigativamente presentato all’assemblea del 29 luglio», a settembre Beretta convochi i club per deliberare i prossimi passi senza le analisi «sul contesto di mercato, sulle opportunità alternative, sugli sviluppi futuri e sui vantaggi/svantaggi che ne potrebbero derivare». Lo snodo dei diritti 2015-18 è delicatissimo: per le sette società si possono «incrementare i ricavi intraprendendo un processo di sviluppo innovativo», ma il rischio - adombrato dalla stessa Infront, in scadenza, nelle recenti riunioni - è che il miliardo di introiti annui possa ridursi, con un cartello Sky-Mediaset, a meno che non sbarchi Al Jazeera.
Ecco i quattro passi suggeriti: convocare in assemblea Sky e Mediaset per conoscere il loro punto di vista; far preparare una stima indipendente sulle previsioni dei ricavi con benchmark su Premier e Bundesliga, studiando le loro azioni di crescita; richiedere all’advisor un piano strategico di sviluppo; individuare l’advisor per il nuovo mandato con una gara come nel 2007. L’ultimo punto è centrale. «Sul mercato - si legge - vi sono operatori che ritengono la Serie A un prodotto non sufficientemente sviluppato e disposti a garantire ricavi attuali a fronte di una fee più competitiva e vantaggiosa per la Lega rispetto a quella attuale. Una gara per la selezione dell’advisor appare utile anche in ragione del presunto contesto di mercato oligopolistico nel quale operano Sky e Mediaset». Insomma, le sette ritengono eccessiva la commissione pagata a Infront in questo triennio (35 milioni), soprattutto per l’Italia, considerato che i soggetti sono i soliti noti. Quanto ai diritti esteri (la A incassa un quinto della Premier), sono un «driver fondamentale per la crescita della A negli anni a venire» ed «è necessario che la Lega si adoperi per massimizzarne lo sviluppo». La lettera è un avviso ai naviganti. Sette club è il numero sufficiente per bloccare qualsiasi delibera, anche quella sull’advisor. E sono stati avviati contatti con De Laurentiis, da sempre sensibile sul tema, che potrebbe garantire un appoggio esterno. In serata Beretta ha risposto: «Proposte costruttive e condivisibili. Su alcune di esse la Lega è già al lavoro. Massima trasparenza e massimo coinvolgimento da parte di tutti».
Marco Iaria per "La Gazzetta dello Sport"