E ancora. I vecchi 450 euro per le «immagini salienti» di una singola gara — se acquisite in esclusiva — schizzano adesso a 1570. Una tv satellitare o in digitale terrestre dovrà misurarsi, poi, con una spesa di 62 mila 500 euro per esercitare il «diritto di cronaca» tutto l’anno nei suoi telegiornali (per il piatto forte della Serie A). Nel suo lungo complicato tariffario, la Lega Calcio detta anche i prezzi per chi vorrà trasmettere le competizioni in alta definizione e addirittura, in un futuro non lontano, in 4k (quattro volte l’alta definizione). Sul piano dell’impegno produttivo, nessuna rete potrà impiegare meno di 12 telecamere per la ripresa di sfide della massima Serie (16, lo standard produttivo ideale).
Suggestivo il capitolo sui “Criteri editoriali”. Qui la Lega chiede che le riprese e il montaggio rispettino il «buon gusto». Immagini di violenza e «striscioni offensivi» non sono inquadrabili, quindi, «se non negli stretti limiti del diritto di cronaca».
Al di là dei prezzi crescenti e delle opportunità editoriali, il governo del nostro calcio, la Lega, detta una condizione molto stringente all’asta (paletto su cui stanno ragionando gli uffici del Garante della Concorrenza). In sostanza la Lega punta a vendere, in esclusiva, le dirette di tutte le sue competizioni (cioè «dell’intero sistema»). Nel caso l’obiettivo di vendita “globale” non venga centrato, la Lega potrà passare «a trattativa privata sull’intera offerta», quindi su «tutti i pacchetti esclusivi». Questo percorso era già delineato nel vecchio documento del 2012 (Parte V, punto 40), ma con una formulazione molto — molto — più elastica.
La Lega mostra i muscoli in un altro punto. A pagina 4 del suo piano d’azione, pur senza citarli, se la prende con i big nazionali della tv che hanno ormai il “vizietto” di comprare ognuno un pezzo di diritti di trasmissione per poi scambiarseli (strategia che la Lega bolla come «preoccupante»).
Il documento della Lega Calcio è ora consultabile qui.
Aldo Fontanarosaper "La Repubblica"