Alfredo Stroessner e il Paraguay. Un signore feudale che ha amministrato il suo fondo, incastonato come un cuneo nel Sudamerica profondo per quarantacinque anni attraverso un regime ferreo e terreo. Di quegli anni, dal 1954 al febbraio del 1989 del Paraguay non si è saputo quasi nulla: quel poco di opposizione rimasta dopo la rivoluzione del 1947, che aveva cancellato i movimenti di sinistra, era quasi priva di canali per fare conoscere al mondo quello che accadeva nel paese. Desaparecidos, torture, repressione, per mezzo secolo il Paraguay è stato la tomba dei diritti umani in America Latina. Un nulla assoluto, che si manifesta ancora oggi con il silenzio con cui, a quasi trenta anni dalla caduta del dittatore, viene trattato il tema. Indagini zero, processi zero. Sembra che nulla sia accaduto.
Eppure, da quando Stroessner venne destituito languiscono nell’oblio più di quattrocento denunce di desaparecidos. In tutto questo tempo, non si è riuscito a dare nemmeno un nome ai resti ritrovati in fosse comuni in differenti punti del paese e all’interno della sede della polizia di Asunción. I numeri, però, ci sono eccome: 423 desaparecidos, quasi 20.000 casi di torture ed altrettanti esiliati. Sono questi i dati forniti dalla Comisión Verdad y Justicia già nel 2008, quando il suo presidente, monsignor Mario Melanio Medina, annunciò il risultato dei suoi lavori. I colorados, però, che ancora oggi hanno in mano il potere non hanno mai avuto la volontà di aprire una vera investigazione su quello che è successo nel Paese. La risposta è semplice. Il Partido Colorado era la creatura voluta da Stroessner, una creatura che anche se alla fine gli si è rivoltata contro, gli si è mantenuta fedele nel messaggio di fondo, quello dell’omertà e dell’intimidazione. Nonostante la fugace parentesi di Fernando Lugo, il Partido Colorado ha mantenuto la presidenza ed i posti di potere nel post-Stroessner e di conseguenza il tema dei diritti umani è rimasto un tabù.
Secondo il vescovo Medina, quella paraguayana è una società senza coscienza, che si rifiuta di leggere la propria Storia. Mentre ai confini, argentini, uruguayani e cileni hanno affrontato il fardello lasciato dalle dittature, in Paraguay la maggioranza crede che quei tempi per il solo fatto che siano finiti, siano destinati ad essere dimenticati. Non c’è spazio per il ricordo, ancora meno per la giustizia. I feudatari di Stroessner non hanno solo ucciso e terrorizzato, ma si sono impadroniti di beni alieni e sono stati complici di tutto il processo dell’operazione Condor. Di fatto, dopo l’oceano, il Paraguay era ritenuto il posto migliore per far sparire gli oppositori ai regimi sudamericani. Probabilmente, molti dei cadaveri rinvenuti appartengono a tanti argentini o cileni eliminati dalle rispettive dittature. Forse, proprio per la pressione internazionale –soprattutto per i vincoli legati all’operazione Condor- il governo dell’attuale presidente Cartes ha deciso finalmente di destinare 70.000 dollari per l’identificazione genetica dei resti ritrovati. Un gesto che potrebbe finalmente dare almeno un nome, uno, di un desaparecido. Sarebbe un fatto storico.
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