Diritti Umani. Per Amnesty positivi governo e parlamento

Creato il 28 settembre 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Photo credit: John Lemieux / Flickr / CC BY 2.0.

Per quanto riguarda i diritti umani, Amnesty International usa parole abbastanza positive sull’attuale governo e sull’attuale parlamento. L’associazione internazionale aveva lanciato a gennaio di quest’anno l’iniziativa “Ricordati che devi rispondere”, sottoponendo ai leader delle coalizioni in lizza per le elezioni e a tutti i candidati delle circoscrizioni elettorali un’Agenda in 10 punti per i diritti umani in Italia. I 10 punti dell’Agenda erano: garantire la trasparenza delle forze di polizia e introdurre il reato di tortura; fermare il femminicidio e la violenza contro le donne; proteggere i rifugiati, fermare lo sfruttamento e la criminalizzazione dei migranti e sospendere gli accordi con la Libia sul controllo dell’immigrazione; assicurare condizioni dignitose e rispettose dei diritti umani nelle carceri; combattere l’omofobia e la transfobia e garantire tutti i diritti umani alle persone Lgbti; fermare la discriminazione, gli sgomberi forzati e la segregazione etnica dei rom; creare un’istituzione nazionale indipendente per la protezione dei diritti umani; imporre alle multinazionali italiane il rispetto dei diritti umani; lottare contro la pena di morte nel mondo e promuovere i diritti umani nei rapporti con gli altri stati; garantire il controllo sul commercio delle armi favorendo l’adozione di un trattato internazionale. L’Agenda e’ stata sottoscritta, integralmente o quasi, da 117 parlamentari e da tutti i leader delle forze politiche che compongono l’attuale governo.

Detto questo, il giudizio è soddisfacente: “su quasi tutti i temi alla nostra attenzione (omofobia, garante dei detenuti, reato di tortura, femminicidio), sostiene la direttrice della ricerca che ha stilato il rapporto, Giusy D’Alconzo, “è stato presentato un disegno di legge o è addirittura in discussione. È un’ottima notizia, anche se resistono vecchi vizi e tabù”. Sicuramente la macchia più grave resta il “caso Shalabayeva”, moglie del dissidente kazako Ablyazov, nel quale i diritti di una rifugiata politica nel nostro Paese sono tati tralasciati a fronte di un rimpatrio forzato, ufficialmente all’insaputa del ministro degli Interni e vicepremier italiano Angelino Alfano. In ogni caso il Parlamento ha mostrato segni di vitalità sul tema dei diritti umani e il merito, secondo Amnesty International, lo si deve anche a quel parziale ricambio politico e generazionale avvenuto nel parlamento e nel governo con le ultime elezioni.


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