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Disabilità e lavoro, la crisi economica accentua le difficoltà di inserimento

Creato il 13 dicembre 2011 da David Incamicia @FuoriOndaBlog
Disabilità e lavoro, la crisi economica accentua le difficoltà di inserimento
Trovare un lavoro con uno stipendio adeguato, che oggi è diventato un percorso ad ostacoli per chiunque, per i disabili continua a rappresentare una meta spesso irraggiungibile. Nei Paesi in via di sviluppo come anche in quelli che fanno parte del mondo più evoluto e industrializzato, Italia inclusa. Per i disabili la vita quotidiana è già di per sè piena di barriere e difficoltà, ma quando si affronta la questione occupazionale, la situazione si complica terribilmente. E perfino dove esiste una normativa in materia, le denunce per discriminazioni aumentano. Lo scenario è tratto dal Rapporto "Uguaglianza nel lavoro: una sfida continua" diffuso dall'Organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di lavoro.
Secondo l'ONU, il 10% della popolazione mondiale, pari a circa 650 milioni di persone, presenta una disabilità fisica, mentale, sensoriale o intellettuale. Fra loro, oltre 470 milioni di soggetti sono in età lavorativa. Il basso tasso di occupazione di questa categoria svantaggiata indica che le discriminazioni per motivi di lavoro sono lontane dall'essere debellate. C'è poi qualcuno ancora più a rischio, come le persone colpite da Hiv/Aids che subiscono le discriminazioni già nel momento in cui si vedono imporre test obbligatori o che non garantiscono la riservatezza dei risultati.
Quanto al problema della disparità salariale, non esistono stime dettagliate su questo tipo di discriminazione a causa delle differenze nelle definizioni nazionali e nei metodi statistici utilizzati. Negli Stati Uniti, ad esempio, un'indagine del Dipartimento del lavoro ha rilevato come le persone con disabilità abbiano un tasso di disoccupazione del 16,2%, a fronte di un tasso del 9,2% per persone senza disabilità. In Svezia, invece, nel 2008 il 62% delle persone con disabilità aveva un lavoro rispetto al 75% delle persone non disabili. In generale, le persone con disabilità hanno comunque salari più bassi. Sempre negli Stati uniti, nel 2007 il reddito medio di una persona con disabilità con contratto di lavoro a tempo pieno era di 34.200 dollari annui, rispetto ai 40.700 dollari per le persone senza disabilità.
Le discriminazioni sul lavoro sono messe in evidenza anche dalle denunce presentate dagli stessi disabili. Nel biennio 2008/2009, la Commissione per i diritti umani dell'Australia ha ricevuto 980 denunce relative alla disabilità, il 43% del totale. In Canada, ancora, tra il 2007 e il 2009 si sono registrati 102 casi di discriminazione sul lavoro per disabilità su un totale di 206 presentati alla preposta Commissione nazionale. Il rapporto evidenzia pure che durante i periodi di recessione economica si tende a dare minore priorità alle politiche volte alla lotta contro la discriminazione e a promuovere una maggiore consapevolezza dei diritti dei lavoratori.
Le stesse Nazioni Unite stimano che l'80% delle persone diversamente abili, nei Paesi in via di sviluppo viva ben al di sotto della soglia di povertà. Secondo la Banca mondiale, inoltre, il 20% dei poveri del mondo soffre di qualche forma di disabilità. Un importante passo in avanti dal punto di vista legislativo è rappresentato dall'entrata in vigore della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dei portatori di handicap. Negli ultimi anni, perfino realtà borderline come il Mozambico o il Kazakistan hanno tentato di modificare le proprie norme sul lavoro includendo misure specificamente rivolte alle persone con disabilità.
Più in generale, sono molti i Paesi che nel tempo si sono dotati di leggi contro le discriminazioni. Nel 2007, il Cile e la Corea hanno adottato norme che vietano la discriminazione della disabilità. Altri ancora, come la Thailandia (2007), la Giordania (2007), l'Etiopia (2008), la Malaysia (2008), la Cambogia (2009) e il Vietnam (2010), hanno adottato leggi specifiche in materia di diritti delle persone disabili. In Giamaica, il governo ha stanziato fra il 2008 e il 2009 oltre 20 milioni di dollari per un progetto destinato a fornire piccoli prestiti a persone con disabilità che desiderano avviare una propria attività. Infine l'emancipata Europa, dove si segnala il caso del Regno Unito, che nel 2008 ha attuato un programma speciale di accesso al lavoro per migliaia di persone con difficoltà di apprendimento e disabilità mentale.
Qual è, invece, la situazione del nostro Paese? L'Istat, in una indagine svolta nel 2010, ha certificato che il 66% delle persone con disabilità è fuori dal mercato del lavoro, e il solo collocamento obbligatorio non basta ad elevarne il tasso di occupazione. In questo senso, diventa quanto mai necessario che imprese e istituzioni collaborino per integrare i disabili e valorizzare la diversità in azienda. In un momento di crisi può sembrare ancora più difficile mettere al centro del dibattito il diritto al lavoro delle persone con disabilità, ma proprio per questo è necessario unire gli sforzi, al fine di assicurare il pieno rispetto della Dichiarazione ONU che assicura l'inclusione e l'accessibilità al mondo del lavoro dei disabili.
Proprio la crisi economica di questi ultimi anni non ha certamente risparmiato le persone con disabilità. E' bene ricordare, infatti, che lo stato di crisi di un'azienda sospende l'obbligo di ottemperare alla legge sulle assunzioni. C'è stato, di conseguenza, un forte rallentamento negli inserimenti. Il dovere, civile e morale, delle istituzioni è dunque quello di ampliare il più possibile gli interventi di tutela, valorizzando ad esempio l'autoimprenditorialità e il ruolo delle cooperative sociali. Auspici, questi, nuovamente espressi dal Laboratorio Lavoro & Disabilità della Fondazione Sodalitas, che giusto a un anno di distanza dal suo lancio propone una serie di iniziative in rete per condividere le esperienze.
Fra queste, sono in programma alcuni incontri formativi per la gestione dell'inclusione in azienda, attraverso cui intraprendere attività di sensibilizzazione sugli strumenti più efficaci per gestire il complesso e delicato tema. "Porte Aperte" è invece un progetto realizzato dalle imprese del Laboratorio, che ospiteranno alcuni studenti universitari disabili per brevi periodi di stage previsti dal loro percorso accademico e attraverso cui conoscere la realtà aziendale ed essere orientati nella scelta della propria futura professione. Infine, è previsto un percorso di formazione scolastica negli istituti superiori per orientare gli studenti con disabilità al mondo del lavoro e alle diverse possibilità di inserimento professionale nell'impresa.
E' indubbiamente molto, ma è qualcosa che viene messo in campo sempre e soltanto per iniziativa dei soggetti privati più sensibili e disponibili. La speranza è che ora, utilizzando magari anche l'ottima presenza di una personalità come Andrea Riccardi all'appena istituito dicastero per l'Integrazione, anche il pubblico cominci seriamente a fare la propria indispensabile parte.

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