C’è un aspetto della manovra che è rimasto abbastanza in sordina. Oltre ai giustamente criticati tagli agli enti locali, Tremonti ha abbattuto la sua scure anche sui Ministeri: la cura dimagrante sarà di 6 miliardi entro il 2012.
Siccome i Ministeri non sono solo autoblu, segreteria e dipendenti, finisce che i tagli abbiano conseguenze concrete. Nel calderone è finito il fondo contro il dissesto idrogeologico. Un argomento scottante, vista l’instabilità del territorio italiano.
Il miliardo di euro, poco per carità, ma sempre qualcosa, era la base dell’accordo tra il Ministero dell’Ambiente e le Regioni. Ne era nata una collaborazione che aveva messo in moto diverse centinaia di interventi per il risanamento delle aree a rischio. Lavori che ora rischiano di fermarsi.
Nell’incontro pre-manovra tra Regioni e Tremonti, si era cercato di salvare il salvabile. Tremonti tagliò corto: “Sono altri gli equilibri da salvare”, Formigoni sottolineò la priorità: “Sotto le macerie poi contiamo i morti”. Resta il fatto che in Italia, quando c’è da tagliare, la prima voce dell’elenco è lo sviluppo, la seconda è la prevenzione.
Prevenzione che sarebbe indispensabile in un Paese precario come il nostro: il 70% dei comuni ha problemi idrogeologico, 1.700 sono a rischio frana, 1.285 a rischio alluvione, 2.596 rischiano sia frane che alluvioni. Secondo il rapporto annuale Eurispes, si spende circa un miliardo l’anno per riparare i danni causati dalla furia della natura.
Fabio Amati, assessore regionale pugliese, è drastico ma lungimirante:
Li denuncio per tentato omicidio colposo. La Protezione civile giudica gli interventi programmati salva vita, provocare una tragedia penso sia la stessa cosa di non fare nulla per evitarla.
Fonte: Il Fatto Quotidiano