Disastro ecologico El Quimbo Colombia: c’è anche l’Italia di mezzo

Creato il 13 ottobre 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Un’infrastruttura ritenuta indispensabile dalle istituzioni; più di 3000 persone che vengono espropriate delle proprie terre; la trasformazione di 2000 ettari di terre fertili in zone inutilizzabili; la messa in pericolo di un intero ecosistema e la perdita di 2000 posti di lavoro con la distruzione di 8 imprese agricole in piena produttività.
Forse a qualcuno tutto ciò potrebbe ricordare qualcosa. Forse qualcosa di vicino, giusto nell’altra valle. Qualcuno potrebbe avere amici o conoscenti che protestano sotto la pioggia contro gli espropri, le cariche delle forze dell’ordiine, gli appalti ambigui e i conflitti di interessi.
Ma se vi dicessi che tutto questo sta accadendo solo in Val Susa e solo con la TAV, vi racconterei una bugia.

La stessa rabbia e disperata impotenza che scuote i comuni valsusini sta soffiando sul territorio colombiano, nel Dipartimento del Huila e nei comuni di Gigante, Garzòn, Tesalia, Agrado, Paicol e Altamira.
Luogo in cui dovrà sorgere la diga El Quimbo, punto cardine del programma economico “Locomotiva mineraria-energetica” del governo Santos. Una vera e propria TAV sudamericana.
Contadini tirati fuori dalle loro case e fattorie, distrutte sotto i loro occhi. Promesse di nuovi terreni non ancora mantenute. Distruzione di 8586 ettari di territorio complessivo, di cui 842 costituiti da foresta amazzonica.
E in tutto questo c’entriamo noi italiani.
Emgesa, la società che gestisce la costruzione della diga di El Quimbo, è controllata al 92% da Enel tramite Endesa, società spagnola.
E la costruzione è affidata a Impregilo, azienda italiana.

L’associazione Asoquimbo si oppone ferocemente al progetto fin dal 2009, ma non è l’unica.
Fin dall’inizio dei lavori, molti sono stati i pareri contrari da parte di fonti istituzionali alla realizzazione del progetto, che prevederebbe ben due dighe: una alta 150 metri e lunga 635, mentre la diga secondaria sarebbe alta 66 metri e lunga 410.
Inizialmente (siamo nel 1997) la richiesta di Emgesa di costruire la diga di El Quimbo venne rigettata dal ministero dell’Ambiente, che non concesse la Licenza d’impatto ambientale: il progetto era infattibile, motivo i danni che si sarebbero creati “alle migliori terre con vocazione agricola della regione”.
Nel 2007 la richiesta viene nuovamente inviata e, incredibilmente, accettata senza alcuna spiegazione di cosa fosse cambiato, del perché non vi fosse più alcun pericolo.
Ciò, nonostante il parere contrario del Diagnostico Ambiental de Alternativa, lo studio che in Colombia permette di valutare opzioni differenti ai progetti infrastrutturali, e ignorando la sentenza della procudaria General de la Naciòn, che aveva sollecitato il ministero dell’Ambiente ad astenersi.
Oggi si sa che la Licenza ambientale è stata modificata più volte in favore dell’Emgesa.
La società è stata sanzionata anche dall’Instituto Colombiano de Antropologia e Historia, a causa dell’importanza archeologica dell’area destinata all’allagamento.

Photo credit: Threat to Democracy / Foter / CC BY

Anche la Corte dei Conti colombiana ha detto no: il danno calcolato sarebbe pari a 350 miliardi di pesos (150 milioni di euro). Senza contare che verrebbero devastate terre che rendono allo Stato circa 33 miliardi di pesos all’anno di agricoltura e che sostentano oltre 3000 persone.

Oltre al danno, poi, la beffa.
Il ministro dell’interno colombiano German Vargas Lleras ha autorizzato il 14 e 15 febbraio 2012 l’uso della forza contro 30 manifestanti che si tenevano per mano intorno al rio Magdalena, il fiume della zona, punto centrale della pesca di Huila. Il territorio del fiume è inviolabile secondo Costituzione, che lo definisce bene pubblico fino a 30 metri dalla riva. Nell’operaazione sono rimaste ferite 7 persone. Un ragazzo di vent’anni ha perso un occhio.
E la beffa dove sta? nel fatto che il ministro Lleras ha stretti contatti con la Endesa. Più precisamente, uno dei dirigenti è suo fratello.
Questo gli è costato una citazione in parlamento per rispondere dell’accusa di conflitto di interesse.

A oggi, la magistratura colombiana ha aperto ufficialmente un’indagine nei confronti del governo e del ministero dell’Ambiente, ipotizzando reati di corruzione e disastro ambientale.
Nel frattempo, Asoquimbo continua a lottare mentre il terremoto politico non sembra fermarsi e i lavori per la costruzione della diga di El Quimbo nemmeno.


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