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Dischi parlanti – Le fatiche di Donald Trump.

Da Farmacia Serra Genova
Gli Stati Uniti sono in piena campagna elettorale, e dunque in pieno "showtime". L'effetto spettacolo si amplifica, poi, quando si parla in particolare di uno dei candidati alle prossime elezioni presidenziali: Donald Trump, in corsa per uno dei ruoli più di potere del mondo, assieme ai suoi strutturatissimi capelli. A tal proposito, ha di recente dichiarato insistentemente di non indossare un parrucchino. Ma molti animali invece sono parecchio attratti dall'hairstyle del magnate americano, a prescindere dalla sua autenticità.
Dischi parlanti – Le fatiche di Donald Trump.

Anche se parlerei per ore dei capelli – per carità, veri – di Donald Trump, siamo qui per parlare di dischi, e non c'è campagna elettorale che si rispetti senza almeno un disco a farle da colonna sonora. Così è stata scelta "Rockin' in the Free World" di Neil Young, che ci ha messo poco a dissociarsi dall'abbinamento. Per tutta risposta, però, Trump ha scritto su Twitter che Neil Young è un ipocrita e che pochi mesi prima si erano incontrati e Young gli aveva pure chiesto dei soldi; come se non bastasse, ha scritto anche che "Rockin' in the Free World" era solo una delle dieci canzoni che aveva scelto come colonna sonora e che neanche gli piaceva (nei 140 caratteri previsti da Twitter probabilmente non c'entrava anche un sonoro "gne gne gne").
Dischi parlanti – Le fatiche di Donald Trump.

Fatto sta, però, che il biondo candidato alla presidenza – con tutti i problemi e il daffare che un candidato alla presidenza ha già, oltre a pettinarsi – ha dovuto scegliere un'altra canzone per accompagnare la sua campagna elettorale.
La scelta è caduta su un bellissimo brano dei R.E.M., una canzone di rara potenza: "It's the end of the world (as we know it)".

Il brano – contenuto in "Document" del 1987 – è stato riadattato dalla canzone "PSA" ("Public Service Announcement", "annuncio di pubblico servizio"), rimasta inedita fino al 2003, quando è stata rispolverata e pubblicata come "Bad Day", altro perfetto capolavoro di fotografia del momento presente.

Ma tornando a Donald Trump che ha scelto "It's the end of the world (as we know it)" come colonna sonora della sua candidatura, sperando (inserire risate del pubblico) che una band politicamente impegnata da appena una trentina d'anni si lasciasse appiccicare al primo candidato presidenziale preso a caso, come un adesivo sul frigo, la replica dei R.E.M. è arrivata forse anche più tempestivamente di quella di Neil Young. E non è stata affatto diplomatica; in un comunicato durissimo si legge che la band chiede ai candidati di "desistere" e non usare la loro musica per accompagnare le proprie candidature, e invita gli elettori americani a non farsi distrarre da polemiche su sciocchezze che cercano di distogliere l'attenzione dalle vere questioni urgenti di questa campagna elettorale.
Dischi parlanti – Le fatiche di Donald Trump.

Su Twitter, però, si è andati più sul personale: il chitarrista Mike Mills ha parlato di Trump come del "Clown Arancione", e ha "prestato" il suo account a Michael Stipe (che evidentemente ne è sprovvisto) per permettergli di dire la sua sui social. Stipe ha allegramente mandato Trump e i suoi a quel paese, accusandoli di essere affamati di attenzioni e di potere. "Non usate la nostra musica o la mia voce per la vostra ****** farsa di campagna elettorale". Gli asterischi sono miei, ché questo blog venite a leggerlo anche in fascia protetta.

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