di Pier Luigi Mariotti
Nel 1908, nell'isola di Creta, una spedizione italiana scoprì il Disco di Festos: un piccolo disco di argilla con impressi simboli (o glifi) . Il manufatto è conservato presso il museo di Iraklion.
Sono convinto che il piccolo disco sia un tipo di calendario (anche sacro) in uso alle popolazioni egee. Per questo motivo credo di aver offerto una chiave UNICA di interpretazione originale: convinzione sviluppata dal confronto di esperienze comuni a popoli più disparati che sono transitati su questo Pianeta.
Aver rilevato una elevata presenza di numeri è il momento cruciale della attività di ricerca e mi induce a credere che il messaggio sia potenzialmente più ricco di una particolare interpretazione letterale.
Sappiamo tutti che i simboli sono una forma di linguaggio. Tale simboli sono utilizzati in maniera diversa ed esprimono linguaggi più diversificati come ad esempio il linguaggio ALGOL – BASIC- COBOL –FORTRAN PASCAL
NON SONO linguaggi di popolazioni amerinde,asiatiche o di altro luogo ma semplicemente linguaggi di programmazione per comunicazioni uomo-macchina-uomo.
I simboli presenti nel Disco di Festos possono essere paragonati quindi anche ad una forma di linguaggio cosiddetto macchina.
EBBENE : concetti del tipo stringhe logiche correlate ai comandi di un linguaggio macchina, mi hanno permesso di costruire pensieri idonei alla comprensione del disco e quindi di scoprire l’aspetto importante e immediato dei numeri presenti nel disco tralasciando in subordine l’aspetto letterale tanto che dal 1908 ad oggi non è stato dato ancora dato un senso letterale compiuto alla sequenza dei glifi impressi nel disco, per cause più diverse.
L’impossibilità di capire il significato letterale è ormai attestata dal Godart ,Della Seta, e dallo stesso scopritore l.Pernier.
E’ interessante notare che Il Godart realizza il fatto che sono complessivamente 242 segni impressi , di questi 46 segni sono di base ovvero si ripetono , ma è una percezione che si perde immediatamente nella ricerca di un significato letterale. Il lavoro del Godart rimane comunque un eccezionale lavoro di CENSIMENTO dei glifi presenti sul manufatto.
Agli scettici dico che con il LIBER ABACI del matematico FIBONACCI nel 1200 sono introdotti in Europa i numeri indiani (arabi o fenici) già in uso tra quelle popolazioni da tempi indefiniti mentre nella progredita Europa romanica e post-romanica si usava l’abaco,numeri romani ecc ed i numeri arabi non erano conosciuti.Non è escluso che popolazioni di altre parti del mondo o di altri tempi usassero metodi di conteggio ben diversi!
•Ma sono proprio quei due numeri sopra citati ovvero il 242 e il 46 che attirano l’attenzione del sottoscritto che mi consentiranno per un verso alla elaborazione del saggio che quest’oggi siamo qui ad esaminare ,mentre per un altro verso mi immetteranno in un contesto numerico talmente amplificato da costringermi a tenere separati le due ramificazioni.
E’ il secondo contesto numerico che risulterà il più interessante proprio per l’elevata quantità di numeri primi presenti nel Disco e già annunciati, come in un biglietto da visita, nei due numeri citati :
- il 242 : 2 (i glifi si trovano sia sul lato A che sul lato B del manufatto) = 121 la cui radice quadrata è 11 ovvero un numero primo;
- dal numero 46 :2 abbiamo direttamente un numero primo che è il 23
La casualità non è una giusta spiegazione!
L’aspetto numerale/matematico ha provocato la vera attenzione al Disco
Una serie di analisi numeriche ha portato alla conclusione di affermare che siamo in presenza di dati calendariali: un calendario inteso come registro di eventi planetari che si susseguono giorno per giorno.
•La creazione di una particolare tabella base di suddivisione di tutti i segni presenti non è stata immediata e neppure semplice ma è stata determinante per giungere al risultato.
• è proprio grazie alle conoscenze minime di linguaggio macchina che è nata l’idea di suddividere i glifi quanti sono i settori e suddividere ciascuna stringa o settori in sequenze per il numero massimo di sette in quanto sette (notare ancora la presenza di un numero primo) sono i segni che possono formare quella STRINGA :una cosa semplice ma la sua “gestione” “assimilazione” si è protratta nel tempo.
E che l’aspetto matematico non era ancora stato rilevato – almeno nel 1995 – lo apprendiamo dal Godart in un articolo pubblicato in quel periodo sul Sole 24 ore intitolato “SCRITTA MANENT” nel quale specificava la impossibilità di procedere ad una interpretazione letterale.
Dalla tabella, alla constatazione della notevole mole di numeri il passo è stato breve ma successivamente c’è stato il blocco : perchè tutti quei numeri ? per quale motivo sono stati posti in quel modo ? che cosa significavano realmente?
Solo più tardi è stata focalizzata l’attinenza ai calendari ma c’era sempre il problema di superare quella che poteva essere solo una propria opinione personale dovuta alla sola fantasia di una idea e non suffragata da ancoraggi reali ,da prove galileiane.
Solo l’incontro con una pubblicazione eseguita per celebrare il 5° anniversario della scoperta dell’America ,mi ha permesso di capire che la strada da me seguita era quella giusta, ed ecco allora prender forma e giustificazione ogni singolo numero rilevato sul disco.
In occasione delle celebrazioni del 5° anniversario della scoperta dell’America, è stato pubblicato a cura dell’Ambasciata del Messico in Italia, nel 1992, uno studio approfondito sui calendari mesoamericani ed in particolare uno studio sul Codice Cospi di provenienza Atzeca-Mixteca.
Ecco allora la necessità di uno studio più approfondito del contesto storico per il confronto di esperienze dei popoli europei e americani; ecco allora risalire a concetti di globalizzazione di esperienze e scoperte comuni già presenti nel neolitico o dell’età del bronzo per ciascun popolo (come in un percorso obbligatorio per tutta l’umanita’)
Esperienze comuni come la calendarizzazione del fluire maestoso del tempo e DI EVENTI ASTRONOMICI che altrimenti tutto travolge in un indistinto divenire.
E’ fondamentale capire che tutti i dati numerici descritti sono impressi sul Disco di Festos : non ho inventato nulla, mi sono solo limitato ad esercitare l’azione di “couting”
Ciascuno è libero di controllare: i dati sono immodificabile e non sono personali.
La mia opera afferma che il Disco di Festos è il primo calendario egeo noto, ideato non solo per controllare il flusso del tempo in brevi periodi ma soprattutto per la necessità di eseguire una ampia suddivisione dello stesso tempo e per memorizzare periodi fondamentali del trascorrere delle stagioni in relazione ad eventi astronomici.
Il disco ,in argilla, di 16 cm. di diametro e dello spessore di 2 cm. nella parte centrale, risulta ben curato senza evidenti segni di usura dopo molti anni trascorsi sepolto nella terra.
Vi sono raffigurati 45 glifi + un tratto ( segno aggiunto) praticati mediante punzonatura dell’argilla per un totale di 242 segni per entrambi i lati e in sequenza “logica” :
-scritto –cancellato e riscritto: come per eseguire una copia o trascrivere in conseguenza di un ricordo di qualcuno ma con precise posizioni da rispettare.
La mia personale idea è che l’amanuense abbia copiato male l’originale o scritto male sotto dettatura del committente: per questo motivo si rilevano numerose modifiche sull’argilla.
Una volta percepito il messaggio calendariale è stato necessario contestualizzare il disco nell’area dove è stato trovato esaminando i rapporti tra le popolazioni cretesi e quelle limitrofe per avere chiaro il rapporto di scambi culturali oltre che di popolazioni, merci ecc.
E’ stato necessario altresì attestare che esperienze cretesi ed egizie si sono intrecciate –anche se ciò è ormai noto a tutti gli studiosi.
Infine si è reso necessario considerare che già a quei tempi era in atto una globalizzazione dell’informazione per capire che alcuni concetti fondamentali per la sopravvivenza erano comuni a tutti i popoli del mediterraneo ed anche oltre quel mare . Quel piccolo manufatto racchiude immense notizie del mondo allora conosciuto.
Per questo ho usato il metodo del confronto
Impropriamente dobbiamo dire che è una scrittura unica (interpretazione letterale impossibile)
ma lasciare il disco nell’oblio per l’impossibilità di giungere ad una conclusione non mi pareva una soluzione ottimale. Non è stato giusto far trascorrere 100 anni dall’avvenuta scoperta senza avanzare una minima ipotesi sul suo significato.
Esiste differenza tra come sono stati impressi i punzoni e come invece sono rappresentate le figure:
-i segni della spirale sono stati impressi dalla periferia al centro ed anche le figure sono state impresse in tale modo, ma le figure risultano tutte rappresentate con movimento centrifugo.
Sul tema della sua “lettura” già notiamo discordanze clamorose. Il Godart e il Della Seta optano con giustificati motivi per lettura centripeta.
Personalmente sono convinto di un verso di lettura preciso e cioè dal centro alla periferia ovvero “lettura centrifuga”. Anche lo scopritore, il Pernier unitamente ad altri opta per il senso centrifugo della lettura: le figure rappresentate “marciano” in quel senso.
Inoltre c’è un marcatore , il TRATTO, che è stato posto sotto le figure segnalando un coerente senso di lettura (fare riferimento alla Tabella Base Tab 2 , a pagina 26 del Saggio) in quanto il marcatore è posto sempre all’inizio del “record” ovvero posizionato sempre nella 1° sequenza di ciascun settore permettendo di ottenere una condizione visiva compiuta dell’insieme dei glifi..
Quanto detto si è potuto constatare solo grazie alla mia ricerca e quindi alla formazione della tabella base PLM –pag.24 tramite la quale si ottiene la possibilità di controllare il marcatore.
Occorre notare che il MARCATORE o TRATTO non è un elemento decorativo!
Esso è un segno importante nella scrittura cuneiforme e serve per capire e dare un senso al tipo di scrittura (questa non è la sede per questo tipo di dissertazione) ma preme evidenziare che mentre il GODART opta per un tipo di scrittura SILLABICA il sottoscritto ritiene di trovarsi di fronte ad un tipo di scrittura(se di scrittura si tratta) ALFABETICA in quanto la presenza dei marcatori caratterizzano una versione di scrittura cuneiforme dell’antico persiano. In essa si trovavano marcatori ogni dieci segni circa ed i segni sono 42 :tutto questo non accade nella scrittura sillabica.
Cio’ lo possiamo acquisire dal lavoro di Arboreo Mella nell’opera“ Dai Sumeri a Babele”
riportante uno studio del TICSEN (pag 279).
Prima di affrontare il significato dei glifi è interessante considerare che il disco è scritto su due lati e che in entrambi alcuni glifi sono posizionati in una maniera tale da costituire una corona. Le corone non hanno mai avuto molto spazio nelle interpretazioni succedutesi nel tempo.
Le denominazioni dei glifi effettuate dal Godart sono state accettate e rispettate anche se ho tenuto sempre a mente il concetto di globalizzazione del commercio e dei popoli .
Inoltre in questo saggio trova giustificazione l’ idea del calendario inteso come controllo del tempo legato ad un mondo agricolo fondamentale per la sopravvivenza.
Il mondo agricolo di allora è ben attestato in tutta l’area mediterranea. Anche in Egitto si ritrovano manufatti agricoli. Negli scavi effettuati dal PETRIE nella città di Kaun ritroviamo arnesi propri di un mondo agricolo testimoniati dalle foto dellla David Rosalie -egittologa e scrittrice- in Mancester. molto simili ai simboli impressi sul Disco di Festos.
Forse l’uomo cretese ha voluto immortalare le sue esperienze traducendo in simboli i propri ricordi. Forse ha voluto immortalare i periodi di semina ,di raccolta di quegli elementi fondamentali per la sua alimentazione.
Anche per questo motivo il mio interesse sul disco si è concentrato sul suo significato calendariale.
A causa di ciò ho ritenuto fondamentale procedere al confronto di medesimi concetti in popolazioni più disparate.
NEL -5° centenario scoperta dell’america 1492-1992, su decisione dell’Ambasciata del Mexico in Italia è stato pubblicato uno studio su “CALENDARI E RITUALI PRECOLOMBIANI”
L’opera tratta dal CODICE COSPI -manoscritto compilato a memoria nel 1400 dalle popolazioni del messico a cultura atzeca-mixteca e ora conservato alla Biblioteca universitaria di Bologna sin dal 1600. Il Codice Cospi è un calendario rituale delle popolazioni pre-colombiane
Tale opera mi ha confortato a supportare l’idea che il disco di Festos non fosse altro che un calendario: il primo calendario di area egea che si conosca.
La storia dei Calendari ci porterebbe molto lontano. Essi prendono come base il moto degli astri: sole-luna-venere-costellazioni varie (è interessante constatare come esista un correlazione stretta tra la necessità di regolamentare il flusso del tempo e l’indagine del cielo)
Era essenziale determinare le date dei solstizi e degli equinozi.
Esistevano calendari rituali ( di 260 giorni) e calendari solari (di 365 giorni) ritenuti più perfetti per far conciliare l’anno tropico (tempo impiegato tra due passaggi consecutivi ad uno stesso equinozio) con quello civile;
Inoltre importanti erano i calendari lunari con 12 lunazioni in un anno come quello maomettano ;.
Calendari ebraici (dal 360 d.c.) anni comuni di 12 lunazioni e anni particolari di 13 lunazioni composte di 29 e 30 giorni
In Egitto avevamo il giorno diviso in 24 ore : l’anno di 12 mesi con mesi di 30 gg. Ai quali si aggiungevano 5 gg per avere la durata di 365 gg.
L’’inizio dell’anno egizio era legato con la levata elicale di Sirio che coincideva con l’inondazione del Nilo ,ricchezza per l’egitto..
La coincidenza tra l’anno tropico e quello civile avveniva ogni 1460 anni.
Nella mesoamerica abbiamo riferimenti calendaristici legati al moto degli astri.
Il codice Mendoza comprende un calendario della durata di 51 anni ma generalmente i CALENDARI MAYA avevano una durata di 52 anni con cicli di 13 anni per quattro minicicli o simboli .
Anche il codice Cospi è un calendario : mesoamericano !
Per le prime societa’ umane è vitale la conoscenza dei solstizi e degli equinozi in quanto legate al ciclo produttivo della terra. Quindi calendari legati a questo o quel pianeta e alle sue evoluzioni nel firmamento
Nel DISCO DI FESTOS nessuno aveva passato il confine della semplice rilevazione di alcuni dati numerici, nessuno aveva dedotto nulla.
I lati A e B del disco sono riferibile a dato numerico 1 e 2 (semplice ma occorreva attestarlo).
Le corone sono 2 e sono formate da 12 segmenti o SETTORI (arco temporale di due anni ??)
Ciascuna corona è formata da 48 glifi nell’una e 49 nell’altra (semplice ma occorreva attestarlo)
Le DUE spirali formate da 19 SETTORI l’una e 18 l’altra rispettivamente con 75 glifi la prima e 70 l’altra
Totale dei settori lato A =31 Totale settori lato B =30
Totale dei glifi lato A 123 del lato B 119 per un totale 242
Totale dei punzoni 46
Numero delle sequenze per settore = max 7(perchè sono presenti un massimo 7 glifi in due settori)
Quanto affermato proviene dalla semplice osservazione del disco e niente più.
La tecnica del confronto però aiuta a districare la complessa matassa dei numeri e
già abbiamo notato segni di operatori matematici simili sia nella civiltà cretese che in quella mesoamericana : la medesima idea viene raggiunta in tempi diversi.
Anche nel Disco di Festos notiamo la presenza di :
-31 settori del lato “A” -giorni dei mesi dispari
-30 del lato “B” giorni dei mesi pari
-7 sequenze per settore ovvero 7 gg.della settimana
-12 settori corona lato A e B = 12 mesi l’anno.
IL calendario lunare MESOPOTAMICO era composto da 12 mesi di 29/30 gg.
30-12=18 i settori del lato B spirale ovvero il giorno della luna nuova.
Ma 18 sono anche gli anni in cui si ripetono le eclissi ma in posizioni leggermente diverse (detto anche ciclo di Saros di anni 18,031)mentre ogni tre cicli di SAROS ovvero ogni 54 anni l’eclissi si potrà vedere nella stessa posizione.
Inoltre occorre notare che:
31-12 = 19 i settori del lato A spirale ovvero gli anni delle eclissi (periodo in cui il sole torna allo stesso nodo lunare (intersezioni dell’orbita lunare con il piano della eclittica)
La rilevazione degli anni delle eclissi ovvero il ritorno del sole allo stesso nodo lunare è dato dalla somma : 242+ 123 -18 =347
242 + 123 =365 anno solare.
Ecco il motivo della mia dichiarazione: Il Disco di Festos è il primo calendario Egeo.