Guardo Dubai da un terrazzo al 67esimo piano e non puoi non pensare che questa terra magari possa darti delle possibilità, ma non la senti tua, almeno io non credo di riuscire a sentirla mia. Difficile spiegarlo a parole, difficile esprimere il sentimento che si prova, però una città, un luogo, uno stato bisogna sentirlo proprio. Dall’altro lato, penso che non sia tanto importante il luogo quando si ha un obiettivo da seguire, che può essere un posto di lavoro come la pura e semplice realizzazione personale.
Viaggiare di aiuta a prendere consapevolezza delle tue imperfezioni, ma allo stesso tempo delle tue capacità. Mi guardo indietro e non vedo solo macerie, vedo un percorso, inusuale, ma pur sempre un percorso che non è ancora giunto al termine. “Se non provi non lo saprai mai”, questo è quello che mi è stato detto stasera, insieme ad una citazione alla Indiana Jones, lui stesso nel film “L’ultima crociata” crede e fa un passo verso il vuoto, potrebbe cadere, ma scegliere di credere e passa oltre. Credo che ognuno di noi dovrebbe, in qualche modo, trovare quella parte di sé stesso nella quale è nascosto il coraggio di credere, quel lato di noi che celiamo per paura, paura di non farcela. Viaggiare ti fa rendere conto di quanto tu sia mediocre, ancora di più se sono due italiani con due palle cubiche a fartelo notare, indirettamente.
Potrei pensare di buttarmi dal 67esimo piano di una torre a Dubai credendo di poter volare e magari potrei riuscirci, ma la paura di scavalcare il balcone e cadere prevale e mi fa mollare la spugna. Ho sempre visto me stessa come una persona di carattere, dalle decisioni sicure, ma mai come in questo momento mi sono sentita insicura e vulnerabile.
Se solo veniamo posseduti da un’idea, già è il primo segnale di un bisogno interiore di cambiare le cose nella nostra vita, il fatto è che non vogliamo sentire o, meglio, non vogliamo ascoltare. Io sono la prima che forse ha persino paura dei suoi pensieri, ma la domanda da porsi forse è solo una: io, cosa voglio per me?