Discorsi di un macchina-dipendente

Creato il 28 novembre 2013 da Micheletallone @michele_tallone
  Average

Da lunedì mattina un mio collega è costetto a percorrere gli 8 chilometri necessari per venire al lavoro con i mezzi pubblici, in quanto ha venduto l’automobile e quella nuova non gli arriverà fino al prossimo anno. Da buon macchina-dipendente qual è, per lui camminare o stare in piedi durante il tragitto casa-ufficio sono un supplizio. Il percorso più lungo a piedi che abbia mai fatto negli ultimi anni è stato quello dalla scrivania alla sua macchina parcheggiata appena fuori la porta (parole sue). Se poi per salire in ufficio, che si trova al primo piano, prende l’ascensore è tutto detto! Immaginate, per uno così, cosa voglia dire cambiare radicalmente abitudini da un giorno all’altro e ritrovarsi costretto ad andare a piedi fino alla fermata, aspettare l’autobus in piedi e al freddo e magari dover fare il viaggio stipato in mezzo ad altri pendolari…

Oggi, in pausa pranzo, ha cominciato a lamentarsi dicendo che non ce la fa più ad usare i mezzi pubblici. Pullman troppo pieno, caldo, freddo, maleodorante, sempre in ritardo o in anticipo e lui lo perde per un soffio, coi sostegni appiccicosi e sporchi, pieno di gente che non si sposta quando entri e mai un posto a sedere vicino a qualcuno che non abbia difetti di ogni genere.

Conclude il discorso rivolgendo lo sguardo verso di me ed esclamando:

Non so come fate voi che li prendete sempre!

Mi sono limitato a sorridergli alzando gli occhi al cielo! Detto questo il macchina-dipendente ha preso l’ascensore ed è andato a prendersi un caffè al bar di fronte… quello della macchinetta fa schifo!