Discorso sul metodo: Siamo certi di esistere?

Creato il 09 settembre 2014 da Lucia Savoia
“Si giunge così alla filosofia moderna in senso stretto, che inizia con Cartesius. Qui possiamo dire d'essere a casa e, come il marinaio dopo un lungo errare, possiamo infine gridare “Terra!”. Cartesius segna un nuovo inizio in tutti i campi. Il pensare, il filosofare, il pensiero e la cultura moderna della ragione cominciano con lui.”Le parole sopra citate, scritte da Friederich Hegel, nelle sue “Lezioni sulla storia della filosofia”, chiariscono da subito cosa sia stato Cartesionella storia. Sicuramente perspicace matematico, l’uomo e pensatore francese è considerato il taglio tra la filosofia post – medievale, neoplatonica – rinascimentale e l’inizio (quindi padre), della filosofia moderna.

Nella sua biografia, come spiega anche lui nel suo “Discorso sul metodo”, è stato studente del collegio gesuita La Flèche, ai suoi anni, il migliore della Francia. Molto importante è il programma di studi che si divideva al solo insegnamento di materie umanistiche, filosofiche e linguistiche; l’insegnamento della matematica si riduceva ad una sola ora a settimana.Successivamente a proposito dei suoi studi dichiarerà “Sono stato allevato nello studio delle lettere fin dalla fanciullezza, e poiché mi si faceva credere che con esse si poteva conseguire una conoscenza chiara e sicura di tutto ciò che è utile nella vita, avevo un estremo desiderio di apprendere. Ma non appena ebbi concluso questo intero corso di studi, al termine del quale si è di solito annoverati tra i dotti, cambiai completamente opinione: mi trovavo infatti in un tale groviglio di dubbi e di errori da avere l'impressione di non aver ricavato alcun profitto, mentre cercavo di istruirmi, se non scoprire sempre più la mia ignoranza”. Sconfinato in una marea di dubbi, Cartesio ritroverà la strada percorrendo un percorso socratico, al termine del quale avrà una sola certezza che si riduce al “Sapere di non sapere”, nascerà successivamente dall’ammissione della propria ignoranza il “Discorso sul metodo”. Il libro è delineato come un vero e proprio discorso, secondo le stime di Cartesio può portare alla risoluzione di qualsiasi dubbio e problema irrisolvibile. Nell’incipit il filosofo spiega che chiunque può utilizzare questo metodo, perché non esistono proprietà intellettive differenti, inoltre, per rendere più comoda la lettura, è aggiunta una spiegazione che può guidare il lettore e dividere il testo per non avere difficoltà inerenti l’apprendimento del discorso. Operando matematicamente, Cartesio definisce le regole principali del metodo: evidenza, mai prendere nulla per vero, ma prendere in considerazione solo ciò che risulta vero fin da subito; analisi, suddividere un problema in tanti piccoli problemi; sintesi, rimettere insieme le parti del problema partendo sempre da quella più semplice; enumerazione, riguardare tutte le operazioni prestando maggiore attenzione per evitare che ci siano stati degli errori. Da questo incipit parte l’introduzione del dubbio assoluto, che mina alle fondamenta del sapere; non essendoci più un sapere sicuro, non esisterà nemmeno una morale:in questo nasce la necessità di creare una morale provvisoria che, come il metodo, si suddivide anch’essa in quattro regole: “Obbedire alle leggi e ai costumi del proprio paese, osservando con fermezza la religione nella quale Dio mi aveva fatta la grazia di essere stato educato”; “sui problemi pratici più immediati, evitare gli eccessi e seguire la strada di mezzo, anche se non si è molto convinti”; “risolutezza nelle azioni, una volta decisa una strada percorrerla sino in fondo altrimenti si rischia di fare come chi si è perso e indeciso gira su sé stesso”; “quando infine si vede che le cose non vanno come uno desidera che vadano, allora, piuttosto che tentare di cambiare il mondo, conviene cambiare se stessi”. Sorge a questo punto un ulteriore dubbio, prendendo in considerazione ciò che mi risulta indubitabile nonostante i vari tentativi di confutazione, si arriva al dubbio dell’esistenza. Famoso come dubbio assoluto, l’esistenza non ha elementi che possano definirla vera, sensibile. Il dubbio,in questo caso, si fa di proporzioni infinite, per Cartesio potrebbe esserci un genio ingannatore che fa apparire vero ciò che falso e viceversa. Questo genio ingannatore potrebbe mandare in fumo tutte le certezze dell'uomo.Come trovare una soluzione a questo problema?Il filosofo riesce a dar risposta con una celeberrima frase: “Ego cogito, ergo sum, sive esisto” (io penso, dunque sono, quindi esisto). La certezza assoluta dell’esistenza diventa quindi una riduzione dell’uomo al solo pensiero, perché anche se si confutasse tale ipotesi, bisogna comunque pensare; anche la creazione del genio ingannatore è data dal pensiero, quindi ,non posso dubitare del pensiero.

Con questa massima Cartesio sembra aver messo la parola fine a molti dubbi ricorrenti, riguardanti in toto l’intera esistenza, non mancheranno le critiche dei suoi contemporanei e non. Con questo suo procedimento il francese segna definitivamente la rotta verso la filosofia modera.  Articolo originale di Sentieri letterari. Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso del suo autore. I contenuti sono distribuiti sotto licenza Creative Commons.

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