"Non abbiamo limiti editoriali", spiega a ItaliaOggi Giuliano Cipriani, direttore generale Discovery Media. "Produciamo contenuti che rispecchino il pubblico, maschile e femminile, e i suoi cambiamenti. Abbiamo scelto il rugby, per esempio, perché non è solo una disciplina sportiva ma una cultura di vita, un insieme di valori che le nostre trasmissioni racconteranno, andando oltre l'agonismo".
Ma per sfruttare appieno il mobile, per esempio, serve a tutto il mercato "una rilevazione multipiattaforma che tenga conto di ogni differente media", prosegue il responsabile della divisione pubblicitaria che chiuderà l'anno con una raccolta in crescita a due cifre e 150 clienti nuovi rispetto al 2012. "Bisogna superare i problemi tecnici che ci separano da una rilevazione unica dell'audience; poi ogni editore finirà per avvicinarsi a questa metrica unica".
A proposito delle trasformazioni di telespettatrici e telespettatori Discovery Media ha presentato ieri i risultati di due ricerche internazionali (She e Species) sui target di 20, 30 e 40 anni. Obiettivo: abbattere i falsi miti sui due generi perché "il mercato si apre agli editori che sanno fare trasmissioni diverse", conclude Cipriani che ricorda come il network Discovery venga visto ogni giorno, complessivamente, da 23 milioni di persone, oltre 44 milioni al mese a settembre 2013, coprendo il 75% della popolazione italiana. Il gruppo, dopo Rai e Mediaset, è il terzo editore tv in Italia col 6% di share.