Sto lavando le tazze del caffè, ché ultimamente mi sembra l’occupazione migliore, non scrivo, edito e basta e leggo roba.
Leggo pure di seghe mentali, sapete?
Sì, perché ogni tanto torna su a mo’ di peperone una vecchia diatriba, sulla letteratura di genere che non sarebbe alta, e di scrittori che scrivono genere che si sentono un po’ defraudati perché, pare, gli intellettuali li guardano storto.
Insomma, ci sono luoghi del mondo dove in questo momento fior di intellettuali ridono di chi scrive i gialli, i romanzi rosa, il fantasy, l’horror.
Addirittura qualche scrittore si sta suicidando perché è costretto a scrivere il genere e lui, ohibò, vorrebbe fare altro.
E i poveretti che amano scrivere il genere e non se ne vergognano patiscono sofferenze indicibili, perché si sentono defraudati del riconoscimento doveroso che spetterebbe loro. Ma che, scrivono forse narrativa di serie B?
Ecco, mi si è rotta una tazzina. Forse si è stufata pure lei di sentire queste bofonchiate.
Vi dico io una cosa, da lettrice, prima di tutto, e da persona che un giorno ha aspirato a scrivere storie decenti nella sua vita. Non esistono storie meno degne di altre. Che sia mainstream o che sia genere, quando una storia è bella e ben scritta non ha nulla da rimproverarsi.
E vi dirò anche un’altra cosa, che nessuno dice mai, probabilmente perché nessuno se ne accorge.
Scrivere una buona storia è difficile.
Scrivere una buona storia di genere è pure peggio. Perché il genere richiede il rispetto delle regole, ma noi che siamo scrittori, le regole, pfui, mica le vogliamo. Noi siamo oltre. Siamo un po’ stocazzo. Che, mi vuoi dire che io devo per forza restare dentro quei paletti?
Ma io sono un Autoore (come diceva il mio insegnante di scrittura per i media), mica posso abbassarmi a tanto.
E invece sì.
Ti devi abbassare, Autoore dei miei stivali. Se vuoi proprio sputare su qualcosa che tu non sarai mai in grado di scrivere, perlomeno devi provare a usarla. Devi cominciare a metterti i paletti che ti fanno schifo, e cercare di superarli dopo averli padroneggiati.
A quel punto, forse, potrai andare in giro a raccontare che il genere è di serie B.
Ma non lo farai. E lo sai perché? Perché appena ti accorgerai che è difficile, stare in quei paletti e scrivere allo stesso tempo qualcosa di buono, saprai con certezza che il genere non è roba per incapaci, ma ha la sua porca dignità.
Te lo dice una che ha provato a scrivere il genere, e che non c’è mai riuscita una sola volta.
E una volta che te ne sarai accorto, Autoore dei miei stivali, fai qualcosa di buono.
Prendi uno degli scrittori su cui sputi perché scrivono il genere, mettilo seduto a un tavolino di un bar e fatti spiegare come fa, a scrivere con i suoi paletti. Prendi pure appunti.
Non ci metterei la mano sul fuoco, ma potresti evitargli di tornare a casa a impiccarsi alla corda appesa a una trave, messa lì dopo il tuo ultimo insulto alla sua scrittura.
E adesso fate largo che la tazzina mi ha tagliato il dito e ho cose più importanti delle discussioni su cosa sia scrittura alta e cosa no.
Mai che ci sia il disinfettante quando serve, in questo bar.
About Giuliana Dea
Sono un'ex sceneggiatrice ed ex aspirante pubblicatrice. Ora mi limito a scrivere per me, a tempo indeterminato (l'unica cosa indeterminata nella mia vita, perché per il mio lavoro vero ci ho rinunciato da un pezzo). Ho un romanzo mai pubblicato nel cassetto. Se mi cercate, potete provare all'Ufficio Reclami (il mio blog).