(dis)illuminazione

Creato il 12 aprile 2011 da Progettiambiente

shanghai museum

Nel cuore di Shanghai, People Square, sono raccolti vari musei; tra questi certamente merita una visita lo Shanghai Museum. L’edificio, inaugurato nel 1996, è caratterizzato da una pesante mole e da un’estetica brutalista. La collezione comprende una meravigliosa galleria di sculture della Cina antica, tra cui numerose raffigurazioni di Buddha, collezioni di bronzi, ceramiche e arredi. Vi sono inoltre gallerie dedicate alla pittura e alla calligrafia.

 Opere d’arte a parte, il museo è una “perla” di illuminazione efficiente. Gli ingressi confluiscono in un grande atrio centrale a tutta altezza, coperto da una vetrata, su cui si affacciano scale e corridoi. Dati gli orari di apertura del museo (9 – 17), gli spazi distributivi sono quasi sempre illuminati naturalmente, e l’illuminazione artificiale necessaria è assai ridotta.

La luce dell’atrio contrasta con la penombra (semi-buio) delle sale. I bronzi e le statue sono illuminati con luci interne alle teche, mentre il resto della sala è buia. I rotoli di seta delle pitture sono invece collocati in grandi teche, illuminate da una luce molto tenue; un rilevatore di movimento accende a piena luce solo le teche davanti cui si trovano i visitatori. Questo sistema, per quanto tecnologicamente molto semplice e probabilmente anche poco costoso, è sicuramente efficace in quanto le sale, soprattutto negli orari meno frequentati, rimangono per lungo tempo vuote o semivuote.

 Vale la pena ricordare che, secondo statistiche elaborate dal World Business Council for Sustainable Development, il potenziale risparmio energetico legato al miglioramento dell’efficienza delle tecnologie che utilizziamo quotidianamente è compromesso dal “rebound effect”.

Rebound effect è quel fenomeno per cui la consapevolezza di un risparmio energetico legato allo sviluppo tecnologico induce cambiamenti nei comportamenti e nei modi di utilizzo che comportano un aumento del consumo di energia.

Secondo il WBCSD, il rebound effect compromette il potenziale risparmio energetico del 5–20 % nell’illuminazione e fino al 50 % nel raffrescamento degli ambienti.

 Per quanto migliori l’efficienza energetica delle nostre tecnologie, la lampadina che consuma meno è sempre quella spenta.

Autore: Valentina E. L. Preti