Proprio per questo hanno bisogno di mantenere il dominio sul maistream dell’informazione, occupare con chiacchiere e fumisterie la maggioranza che ancora si abbevera alla televisione, dosare allarme e rassicurazione, deformare la realtà. Paradossalmente la caduta di Berlusconi invece di aprire spazi di libertà, ha chiuso quelli per quanto angusti, garantiti dall’esistenza di un’opposizione. Ora sono tutti insieme appassionatamente, perché il problema non è più scontarsi su idee, progetti, prospettive, ammesso e non concesso che ancora vi siano, ma salvare la pellaccia parlamentare, i relativi stipendi e privilegi. Così par condicio, monopoli televisivi, diritto d’autore e libertà d’espressione, concorrenza nel settore delle reti e delle poste, mercato e raccolta pubblicitaria, saranno gestite interpartiticamente, L’opposizione, quella vera è ormai rappresentata dai cittadini.
E’ inutile pensare a una ribellione dei parlamentari o degli operatori dell’informazione come burocraticamente si potrebbero chiamare le redazioni in cui si produce la disinformazia . Né si può pensare a vibranti interventi del Colle e tanto meno del governo che ha tutto da guadagnare dall’operazione. La logica di scambio c’è sempre stata, non è una novità, la lottizzazione pure, ma è il paesaggio in cui tutto questo si situa che è profondamente mutato: la mancanza di dialettica maggioranza – opposizione. Insomma siamo passati da un regime avversato e in qualche modo combattuto, anche in mezzo a mille inciuci, a un regime oligarchico. A fare paura non è l’incastro nell’Agcom di figure e figuri la cui specialità è il servaggio e il cui merito è l’incompetenza, ma proprio il fatto che la situazione avrebbe potuto dar via libera a una nuova logica e invece ha partorito una caduta ancore più vergognosa nella vecchia. Questo almeno ci dà un’informazione precisa: la politica in questo Paese è irredimibile, proprio perché ormai non è più politica, ma una costruzione di apparati e accordi che bloccano qualsiasi evoluzione.