I dati Istat, pubblicati pochi giorni fa, sulla disoccupazione giovanile hanno fotografato uno scenario decisamente negativo per il nostro Paese: quasi il 36% degli under 24 si trova infatti attualmente “a spasso”...
Forse i dati possono sembrare meno pesanti se confrontati con le disastrate Grecia e Spagna, rispettivamente con il 51,2% ed il 51,1% di disoccupati dai 18 ai 24 anni.
Molto meno felici però se confrontati con l’inossidabile Germania, che con il 7,9% è il Paese che possiede il minor numero di disoccupati.
Cos’è dunque che ha potuto determinare un tale distacco fra lo Stato tedesco e gli altri Paese dell’Ue?
Da un’attenta analisi scopriamo che non è solo l’industria il punto forte della grande “casa di produzione” tedesca: sono infatti i percorsi formativi il punto cardine del grande successo industriale della Germania.
I processi educativi tedeschi sono improntati sull’integrazione, già dall’infanzia, fra il lavoro e l’istruzione. Processi che consentono agevolmente il salto dall’apprendistato ai sistemi di istruzione secondaria e superiore.
Tutto ruota intorno all’istruzione dunque.
L’Italia in tal senso sembra essere però sulla buona strada: sul piano del tirocinio è del 18 aprile l’accordo tra Cgil, Cisl e Uil per rendere operativo l’apprendistato professionalizzante disciplinato. Anche se non c’è ancora l’intesa con i singoli settori, sembra un passo avanti che fa ben sperare sul futuro.
Per quanto riguarda l’istruzione, le recenti riforme dell’istruzione secondaria e tecnica superiore sembrano rendere possibile una formazione giovanile che possa appoggiare le necessità di agganciamento professionale.
Bisognerà vedere però in che maniera verranno messe in pratica queste disposizioni.
Riusciremo ad eguagliare – o superare, perché no – l’eccellenza tedesca? source