Dispersi a Ludlow: storie dalla campagna inglese

Creato il 13 gennaio 2016 da Nonsoloturisti @viaggiatori

Sono in ufficio quando ricevo un'email da Caroline. L'oggetto è Do you remember? Nel testo solo un collegamento che rimanda a un articolo dello Shropshire Star, il quotidiano online dell'omonima regione inglese. Già il titolo non promette bene: il De Grey's di Ludlow ha versato la sua ultima tazza di tè.

Ricordo benissimo il De Grey's: è stato la mia salvezza in un freddo pomeriggio di ottobre, dopo essere stata abbandonata nel bel mezzo del nulla dalle ferrovie inglesi. Mi tornano in mente poco alla volta i dettagli di quella giornata di qualche anno fa: pranzo a Liverpool con gente di cui non ricordo i nomi, poi via verso la stazione, su un treno per Bristol, dove avrei dovuto incontrare Caroline per una cena di lavoro. Da qui, il giorno successivo saremmo partite per Londra. Tutto era calcolato con precisione chirurgica, in modo da sfruttare al massimo i minuti. Non avevo tenuto conto degli imprevisti, né della possibilità di un guasto sulla linea ferroviaria.

In qualche punto tra il Cheshire e lo Shropshire - che per me fino a quel momento non erano stati altro che due formaggi - il capotreno annuncia che per un problema elettrico non potremo proseguire il viaggio verso Bristol. Ci fermeremo in una stazione di cui non capisco il nome, e da qui verremo trasferiti a Birmingham in autobus. Inizio a preoccuparmi: sono le sei del pomeriggio e non ho idea di come farò ad arrivare da Birmingham a Bristol.

Nel frattempo il treno si ferma e poco alla volta scendiamo dalle carrozze, muovendoci come zombie lungo la piattaforma della stazione deserta. Noto il cartello con il nome del paese: Ludlow. Almeno so dove sono. Chiamo Caroline, spiegandole il problema. Non ha mai sentito parlare di Ludlow, ma pensa che sia assurdo andare a Birmingham. Mi suggerisce di passare la notte nello Shropshire e di partire il mattino successivo per Londra. Non sono convinta, ma non ho altre idee.

Mi guardo intorno chiedendo agli altri sventurati indicazioni per il centro della città: qualcuno scrolla le spalle, altri scuotono la testa. Mi sembra di vedere anche una o due persone ridere sotto i baffi, come a dire: "Davvero pensi che esista un centro in questa città?" Una donna sulla cinquantina si avvicina e mi dice che il centro è a dieci minuti a piedi. Forse le faccio pena, o forse è una serial killer alla ricerca della prossima vittima, ma senza pensarci troppo accetto l'offerta di un passaggio sull'auto del marito che è arrivato a prenderla. Salgo in macchina con i due inglesi, che mi dicono di abitare a poche miglia da lì. Faccio domande sulla zona per non sembrare maleducata, e intanto spero di non finire a pezzettini nel loro congelatore.

Per fortuna la donna e il marito non sono Frederick e Rosemary West e, come promesso, mi lasciano all'incrocio tra la High Street e la Broad Street, dove c'è la piazza del mercato di Ludlow. Nonostante sia buio noto che molti edifici lungo il lato sinistro della strada sono half-timbered, ossia vecchie case in legno e muratura. Mi dirigo verso quella che mi ha indicato la coppia, leggendo l'insegna a caratteri bianchi sul legno nero: De Grey's Cafè.

Mi hanno assicurato che è anche un bed and breakfast, per cui entro e domando alla cameriera in divisa nera, grembiule e cappellino se c'è una stanza libera. Mi dice di sì e mi accompagna su per la scala ripida, mentre io mi domando chi mai voglia passare una notte a Ludlow. Lo scopro leggendo il libretto delle informazioni nella mia stanza piccola ma confortevole. Mi trovo in una cittadina le cui origini risalgono al Medioevo, epoca in cui fu costruito il castello che fa da guardia alla città insieme al campanile della Saint Laurence Church. Scopro anche che il paese è il fiore all'occhiello della gastronomia della contea: poco lontano dal centro c'è il Mr Underhills, ristorante stellato Michelin, mentre il De Grey's stesso è la meta preferita di Robert Plant e Keira Knightley. Se piace a loro due non vedo perché non dovrebbe piacere a me.

Rincuorata, scendo al piano di sotto e chiedo alla cameriera se servano anche la cena. Le quiche in bella mostra sul bancone mi supplicano di mangiarle, ma purtroppo il locale sta chiudendo. Mi indica il The Feathers, poco distante. È un'altra half-timbered house, ancora più spettacolare di quella che ospita il De Grey's. Prendo posto a uno degli sgabelli lungo il bancone, accanto ai vecchietti che bevono birra e chiacchierano.

Ordino una ale e chiedo il menu, ma al bar servono solo da bere: per cenare devo andare al piano superiore, dove si trova il ristorante. Finisco la birra e vado a dare un'occhiata, ma la sala mi sembra troppo formale per cenare da sola. Mi sentirei tutti gli occhi puntati addosso, per cui esco e torno sulla Old Street, alla ricerca di qualcosa di più semplice. Lo trovo dietro una piccola vetrina dipinta di verde: The Olive Branch è un locale piccolo, con minuscoli tavolini di legno. Non sarà forse al livello dello stellato Mr Underhill, ma il lamb and apricot pie (pasticcio di agnello e albicocche) e la cheesecake sono ottimi.

Quando torno al De Grey's un'ora dopo penso che tutto sommato potevo anche capitare in un posto peggiore. Tanto che ad anni di distanza la notizia della chiusura del De Grey's mi riempie di tristezza. Ma chissà, forse un giorno riaprirà e, in quel caso, potrei decidere di tornare a Ludlow per mangiare la quiche che quella sera non ho potuto assaggiare.

Foto di copertina: Sean K

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