Dissesto idrogeologico, subito 10 miliardi rinunciando ad alcune grandi opere

Creato il 15 novembre 2012 da Ediltecnicoit @EdiltecnicoIT
Le alluvioni di questi giorni che hanno interessato le zone del centro Italia hanno nuovamente portato alla luce il forte dissesto idrogeologico del territorio italiano.  Dopo l’annuncio del ministro Clini di un piano nazionale per le messa in sicurezza del territorio e la richiesta dell’Anci di allentare il patto di stabilità ( leggi anche “Dissesto idrogeologico, Anci: è necessario allentare il Patto di stabilità“), ora interviene anche Legambiente con un appello al Governo Monti per fermare le grandi opere inutili e stanziare subito 10 miliardi per la messa in sicurezza del territorio.

“Rinunciando ad alcune inutili grandi opere dai costi elevatissimi e dagli impatti ambientali enormi possiamo recuperare risorse necessarie e urgenti per la tutela e la sicurezza del territorio: – spiega l’associaizone ambientalista –  via la TAV Torino-Lione ed ecco  5.623 milioni di euro, l’autostrada Tirreno-Brennero altri 1.430, la Orte-Mestre 1.428 milioni di euro, rinunciando definitivamente al Ponte sullo Stretto possiamo ottenerne altri 250. Aggiungiamo i 711 milioni previsti per la realizzazione dell’autostrada Cisterna Valmontone e del corridoio autostradale Roma-Latina e abbiamo ben 9.442 miliardi di euro da poter investire nella prima grande opera pubblica necessaria al Paese: la prevenzione e la mitigazione del rischio idrogeologico”.

Riportiamo di seguito l’appello di Legambiente:

Appello al Governo nazionale

La prima grande opera pubblica necessaria al Paese è la prevenzione e la mitigazione del rischio idrogeologico in Italia. La mancata prevenzione ci è costata, solo dall’ottobre 2009, oltre 1milione di euro al giorno, senza contare la drammatica perdita di vite umane, di affetti e di beni personali.

Chiediamo al Governo nazionale di rinunciare ad alcune grandi opere pubbliche palesemente inutili e dannose per il nostro Paese per recuperare risorse per la tutela e la sicurezza del territorio.

Il Governo, evitando di continuare a investire in alcuni grandi interventi infrastrutturali in via di realizzazione, potrebbe disporre da subito di circa 10 miliardi di euro, (derivanti da previsioni di spesa e non da impegni, che quindi si possono rinviare), da destinare alla prevenzione e alla mitigazione del rischio idrogeologico.

Chiediamo che queste risorse sostengano l’attuazione del Programma nazionale per la sicurezza e la manutenzione del territorio, proposto dal Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Vista l’entità degli investimenti necessari e l’urgenza delle azioni da mettere in campo, condividiamo e sosteniamo la proposta del Ministro Corrado Clini alla Commissione Europea, di derogare al patto di stabilità la spesa prevista per gli interventi di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico.

Il territorio e i fiumi italiani hanno oggi più che mai bisogno di una concreta ed efficace politica di tutela ambientale, di prevenzione e mitigazione del rischio e di un’alleanza di tutti i soggetti portatori d’interesse: le imprese, gli enti competenti, gli esperti, le università, gli enti di ricerca, i soggetti professionali e le amministrazioni locali, con l’obiettivo comune di avanzare proposte d’intervento anche al fine di ottenere e indirizzare le risorse necessarie. Un’intesa su cui costruire un processo di partecipazione e condivisione che individui gli interventi prioritari e quelli di medio periodo e ne garantisca una corretta attuazione, con l’obiettivo di coniugare la mitigazione del rischio idrogeologico con la tutela ambientale.

Hanno aderito:

Vittorio Cogliati Dezza, presidente Legambiente

Graziano Delrio, presidente Anci e sindaco di Reggio Emilia

Luca Mercalli, climatologo, metereologo

Ilaria Borletti Buitoni, presidente FAI

Franco Iseppi, presidente TCI

Mario Tozzi, geologo CNR

Gianvito Graziano, presidente Ordine dei Geologi

Leopoldo Freyrie, presidente Consiglio nazionale degli architetti

Andrea Sisti, presidente Ordine nazionale dottori agronomi e forestali”.

Fonte:  Legambiente


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