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Dissonant heritage: l’eredità controversa del XX secolo. Alcune riflessioni

Creato il 19 giugno 2013 da Letizialaura

fotoFMSi svolgerà a Brescia, il 21 giugno 2013, una prima giornata di studi dedicata a un tema a dir poco “difficile” e “complesso”, non solo in ambito storiografico: L’eredità controversa del XX secolo“. Contestualmente verrà presentato un progetto europeo relativo proprio alla gestione dei patrimoni dissonanti nell’area dei paesi del Mar Adriatico e dello Ionio. Il progetto,  Dissonant Heritage of the XX Century. Ideologies and Wars in Adriatic and Ionian Region, vede coinvolta la Fondazione Micheletti come capofila.

Studiosi italiani e stranieri, nonché conservatori di patrimoni culturali, si confronteranno, in questo primo appuntamento, sulle questioni relative a fonti, ovvero a beni culturali (di qualunque tipo: carte, fotografie, film, paesaggi, itinerari, oggetti, quadri, sculture, libri, …) prodotti, segnati e “condizionati”, in determinati e drammatici periodi storici, nell’arco soprattutto del Novecento, da ideologie differenti. Patrimoni quindi “rappresentativi” di valori e culture, sensibilità e fedi, dogmi, mentalità, psicologie e fenomeni diversi e in conflitto, espressi da gruppi, popoli, individui all’interno dei quali, al di là di ogni dualismo, si sono alternati anche differenti e contraddittori stati d’animo, scelte politiche e culturali, nonché azioni conseguenti.

Patrimoni che oggi sono conservati e resi accessibili in archivi, biblioteche, musei, disseminati in percorsi tematici on line o lungo itinerari storici nelle città, nei paesaggi, testimoni e “contenitori” di tracce, memorie, rappresentazioni di eventi, per lo più tragici del Novecento.

By Museum of Yugoslav History

By Museum of Yugoslav History

I periodi storici a cui si farà riferimento saranno: fascismo e antifascismo, seconda guerra mondiale, nazismo e comunismo, regimi dittatoriali e resistenza.

Per quanto riguarda l’Italia, in questo primo appuntamento i relatori si confronteranno sui patrimoni archivistici, iconografici, museali, relativi agli anni della seconda guerra mondiale, 1943 – 1945, prodotti e sedimentati durante la Resistenza, la guerra di liberazione e gli anni della Repubblica Sociale Italiana. Il confronto non riguarderà semplicemente le tipologie di fonti conservate, ma soprattutto le modalità di accesso, di comunicazione e fruizione, di uso e riuso.

Tale documentazione copiosa, prodotta dai diversi soggetti in campo durante il secolo scorso, è conservata presso innumerevoli istituti statali ed enti pubblici e privati, sparsi su tutto il territorio nazionale. In gran parte essa è digitalizzata e resa accessibile on line, da quella più nota presso gli Istituti storici per la storia della Resistenza, gli archivi di Stato, gli archivi privati dichiarati e non, gli archivi politici e sindacali, gli archivi audiovisivi e fotografici, i centri di documentazione e le biblioteche di storia contemporanea, nonché le fondazioni culturali e politiche, non ultimi i musei di storia del territorio, delle città, dell’industria e del lavoro… Non esiste un vero e proprio censimento e molte sono le realtà che custodiscono, raccolgono, valorizzano memorie e giacimenti documentari di movimenti e di soggetti politici importanti, tuttora non conosciuti, o molto poco, così come la loro storia “controversa”.

Nel convegno del 21 giugno saranno illustrate alcune di queste realtà, con riflessioni sulle modalità di gestione “politico-culturale”, di comunicazione sociale, oltre che storica e scientifica, di tali patrimoni e sull’eredità che essi rappresentano non solo per gli studiosi, ma anche per i cittadini e per i territori e le comunità dove sono disseminati e sedimentati.

Secondo il punto di vista della sottoscritta, sarà fondamentale cogliere questa occasione per una riflessione sulle modalità dell’ “uso storico” di questi documenti, nel corso del tempo, che hanno determinato e determinano oggi l’uso pubblico della loro storia, in particolare nel mondo della scuola, oltre che nelle sfere private (famiglie, cittadini, comunità civili). Aspetti questi ultimi spesso tralasciati per il prevalere dell’attenzione sugli usi culturali, storiografici, ovvero dei contributi e delle indagini degli studiosi, della ricerca storica, che spesso delimitano campi, settori, “feudi”, problematiche recepiti passivamente, o forse affatto, dalla società civile. Eppure un lungo filo rosso ha tenuto e tuttora tiene viva la memoria o gli immaginari emotivi relativi a quegli eventi, così come le conseguenze, spesso determinate dalla mancanza di elaborazioni, di quelle “memorie”.

La storia dell’Italia del secondo dopoguerra è disseminata di fenomeni ed eventi oscuri e tragici, che in quelle “memorie” hanno avuto origine, per esempio nel periodo del terrorismo e delle stragi, negli anni settanta del Novecento. La Rete degli archivi per non dimenticare rappresenta un modello unico di accesso a patrimoni dissonanti più recenti (soprattutto attraverso il Portale della rete sul SAN), con uno sforzo notevolissimo e prezioso di coinvolgimento responsabile della cittadinanza, del mondo della scuola, nella riflessione e nell’elaborazione di queste memorie. Tutti temi che verranno sviluppati dai soggetti che operano in questa direzione (come la Rete degli archivi per non dimenticare) il 21 giugno e in successivi appuntamenti, soprattutto nel convegno internazionale del 2014, a conclusione del progetto.

A proposito della memoria e dei patrimoni dissonanti, segnalo il lavoro dell’artista fotografa, Isabella Balena, che tra il 2000 e il 2004 ha “deciso di raccontare attraverso la fotografia, la memoria della seconda guerra mondiale combattuta e subita dall’Italia”, un progetto che ha suscitato in questi anni un notevole dibattito, che ha visto nuovamente schierarsi “ideologie dissonanti”. Lei stessa lo racconta nel suo intervento alla tavola rotonda dei fotografi, durante il convegno organizzato nel 2012 dall’Istituto Veneto delle scienze e delle arti a Venezia, dedicato alla fotografia come fonte di storia.

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Seguono le indicazioni di alcune risorse on line, relative ai temi trattati nel post (che verranno incrementate a mano a mano). Sono escluse quelle già consultabili sul sito del progetto Dissonant Heritage, a cura della sottoscritta, che sarà arricchito di ulteriori contributi e percorsi virtuali.

Si segnala il volume: Cecilia Winterhalter, Raccontare e inventare: storia, memoria e trasmissione storica della resistenza armata, Peter Lang, 2010, che è possibile consultare in buona parte on line, a partire dall’interessante sommario.

Isabella Balena, Ci resta il nome. I luoghi della memoria nella seconda guerra mondiale in Italia (1940-1945), Edizioni Mazzotta, 2004, catalogo fotografie

Le banche dati archivistiche dell’INMSLI

Le risorse e i percorsi del Museo diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà di Torino

I notiziari della Guardia Nazionale Repubblicana consultabili in una banca dati on line (Fondazione Micheletti)

I Giornali Luce serie C e il Repertorio Luce Venezia. I primi sono i cinegiornali realizzati dal Luce dal 1943 al 1945 durante il periodo di permanenza dell’Istituto a Venezia. Il Repertorio Luce Venezia rappresenta una fonte particolarmente preziosa, che raccoglie, in massima parte, quanto girato, tagliato, scartato, montato o non montato, dal personale dell’Istituto trasferitosi a Venezia, nelle varie edizioni del giornale Luce degli anni bellici della R.S.I. (1943-1945). Queste fonti sono importanti anche per la ricostruzione di alcuni avvenimenti dei cinegiornali della serie C, che sono per lo più lacunosi o mancanti. Il ritrovamento di tale “Repertorio” è stato sorprendente ed è raccontato nel libro di Ernesto G. Laura, Le stagioni dell’aquila: storia dell’Istituto Luce, 2000.

Oltre al suddetto materiale il repertorio include: riprese impiegate nella produzione cinegiornalistica e documentaristica Luce degli anni Trenta e Quaranta; spezzoni di notevole interesse girati a Venezia dagli operatori Luce subito dopo il 25 aprile 1945; sequenze che trovano riscontri e corrispondenze in servizi della testata Luce postbellica “Notiziario Luce Nuova”; e immagini di cui non si è rintracciata la fonte filmica di riferimento. (Questi documenti furono catalogati, dopo una serie di ricerche e collazioni, dalla sottoscritta alla fine degli anni novanta, durante la collaborazione al Luce, per il riordino e la descrizione del suo patrimonio filmico e fotografico, tramite la società Regesta). Particolarmente interessante potrebbe rivelarsi un confronto tra i Notiziari della RSI e queste fonti audiovisive, anche per attività didattiche nelle scuole. Si rammenta sempre l’importanza dell’uso di strumenti di analisi di queste fonti, come suggerito in un post precedente.


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