District 9 ( 2009 )

Creato il 08 ottobre 2013 da Bradipo
Son passati circa trenta anni da quando i primi alieni sbarcarono sulla Terra e di integrazione neanche a parlarne. Sono confinati in una specie di zona franca, il District 9 del titolo, in condizioni pietose , tenuti praticamente prigionieri. Però c'è chi vuole sfruttare commercialmente la loro tecnologia per fabbricare armi ma ha necessità di materiale genetico alieno per completare le loro ricerche. E la tensione tra umani e alieni salirà di molto quando un uomo viene infettato da uno strano virus che può essere curato solo dagli alieni....
Se fosse un rap si intitolerebbe ...Ghettizza l'alieno. Solo per vedere l'effetto che fa.
Il genere verso cui questo District 9 è fortemente debitore è senza dubbio quello della fantascienza politica degli anni 50. Quella in cui vedevi le creature mostruose,quella in cui a volte non le vedevi ma loro si sostituivano a te, quella che sullo schermo faceva vedere ben altre cose da quelle che intendeva.
E che educava alla paura del diverso. 
Anche qui è così, ma la lettura è molto più facile, oserei dire quasi banale, dissonante con un film che può essere tacciato di tutto tranne che di banalizzare quello che narra.
L'equazione diverso=alieno è sempre verificata e non importa se l'alieno son quasi 30 anni che si è uniformato ai (peggiori) costumi terrestri. E se andassimo a sostituire alla parola alieno, la parola immigrato ,l'equazione di cui sopra sarebbe ugualmente sempre verificata.
Ecco perchè guardi il film e pensi che alla fine quello che stai vedendo non è poi così fantascientifico ma affonda profondamente le radici nella realtà quotidiana. Gli alieni quasi come un cancro da estirpare, da asportare comunque e perlomeno da spostare lontano dalla città. L'alieno è  un diverso,crea disordine, crea problemi di ordine pubblico, crea delinquenza. E poi non sono neache tanto belli da vedere.
Chiamati dagli umani dispregiativamente gamberoni sono in realtà un incrocio tra un Mostro della laguna nera (Jack Arnold docet) e un Predator.
All'inizio si guardano più che altro con repulsione poi gradualmente si empatizza la loro condizione,anche per via di certi snodi narrativi che hanno tutta l'aria di essere un po'furbetti.
La storia è quella di un oscuro funzionario raccomandato, posto al comando delle operazioni disgombero degli alieni dal distretto del titolo, sorta di ghetto/slum/bidonville alla periferia di Johannesburg.
Il problema è che viene contaminato da un escreto alieno e comincia una trasformazione graduale in "gamberone".E il film narra le peripezie di questo novello Brundle/mosca che cerca di recuperare la sua essenza, il suo genoma umano. Ma soprattutto il fenotipo umano.
Il film di Blomkamp è mascherato da mockumentary, molta telecamera a spalla, un contatto stretto e perseverato con l'ambiente arido, brullo e polveroso che fa da sfondo.

Assomiglia a moltissimi altri film che cita intelligentemente e forse proprio per questo reiterato gioco di citazioni (non solo in ambito cinematografico) vien fuori un prodotto originale, un divertissment molto più raffinato di quello che sembra,riesce a stimolare il cinefilo che si divertirà a riconoscere più citazioni possibili e allo stesso tempo è travestito da popcorn movie con tutto il suo sferragliare, sparare ecc ecc che fa tanta presa sul pubblico medio.
Ma ciò non toglie che il film in questione pur assomigliando a tante altre pellicole propone soluzioni nuove in modo convincente.
Ecco quindi che sfilano a frotte le citazioni di Indipendence dayTransformersRobocopLa mosca, La cosa di Carpenter, addirittura si arriva a citare anche lo spot di un automobile(a dir la verità girato sempre da Blomkamp) senza dimenticare i particolari succitati sugli alieni e sul loro aspetto.
Tutte queste suggestioni sono però manipolate con creatività e assemblate a dare vita a un film che vive di luce propria.
E  se si guardano bene questi gamberoni alieni, dopo un paio di ore di film sono molto più umani di quelli che umani dovrebbero esserlo in partenza....

( VOTO : 7,5 / 10 ) 



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