Questa intuizione è nata da Luciano Pecchiai, storico fondatore dell’Eubiotica in Italia e primario ematologo emerito all’ospedale Buzzi di Milano. Il medico ha ipotizzato un nesso causa-effetto identico tra modificazioni genetiche del frumento e celiachia. Il frumento infatti, si è modificato con gli anni è “cambiato”: da pianta ad alto fusto, è ora divenuto “nano”. Il processo di miniaturizzazione è stato reso possibile con una modificazione genetica, per evitare che la pianta si allettasse, cioé si piegasse verso terra col vento.
Partendo da questo dato di fatto il ricercatore ha ipotizzato che la modificazione del frumento sia stata resa possibile grazie e attraverso l’alterazione di una sua proteina, la gliadina, alla base del malassorbimento del glutine nei celiaci. Nella comunicazione scientifica si dice che dalla gliadina si ottiene, per digestione peptica-triptica, una sostanza chiamata frazione III di Frazer, a cui è’ dovuta l’infiammazione tipica dell’intestino di coloro che soffrono per intolleranza al glutine.
“È evidente” sostiene Pecchiai “la necessità di dimostrare scientificamente una differenza della composizione aminoacida della gliadina del frumento nanizzato, geneticamente modificato, rispetto al frumento originario. Quando questo fosse dimostrato, sarebbe ovvio eliminare la produzione di questo frumento prima che tutte le future generazioni diventino intolleranti al glutine”.
Un allarme da tenere in considerazione quello lanciato dal professor Pecchiai, che però evidentemente si scontra con interessi economici forti.
Da una parte l’Unione Europea va nella direzione di liberalizzare gli Ogm (il mais, tra gli alimenti che già sono stati trattati geneticamente, è alla base di moltissimi prodotti per celiaci). Dall’altra sono già in circolazione altre varietà modificate di frumento, come il cosiddetto grano Creso, iscritto nel Registro Varietale nel 1974, in gran segreto. Nel 1983 in Italia il 20% del grano era ormai coltivato col Creso e solo un anno dopo si seppe che quella varietà era stata ottenuta con una modificazione, sviluppata presso il centro di studi nucleari della Casaccia. Sei anni dopo si seppe che quel grano era il risultato di un incrocio di laboratorio tra il messicano Cymmit e una linea mutante ottenuta trattando varietà con raggi X. Per altre varietà ancora sembra che fosse stato utilizzato un trattamento termico. Possiamo dire genetica allo stato puro applicata ai cibi. Sugli effetti di queste modificazioni, però, nessuno ha prodotto ricerche, anche perché queste devono essere sostenute economicamente e naturalmente l’interesse ad approfondire non esiste…
Le intolleranze potrebbero esserne un effetto?
La varietà Creso, ottenuta nel Centro di studi nucleari del CNEN della Casaccia (Roma) nel 1974 è stata una di quelle maggiormente utilizzate negli ultimi trentanni nelle coltivazioni italiane. Il grano duro Creso è un incrocio tra la varieta' messicana Cymmit e l'italiana Cp B144, mutante della Cappelli (Grano duro) ottenuta sottoponendo il grano Cappelli a bombardamento con raggi X o gamma.In Italia non è permessa la coltivazione all'aperto di varietà Ogm, pero' e' stata permessa la commercializzazione di quel tipo di grano a mutazione genetica.... Oggi coltiviamo in tutta Italia il popolare grano duro detto "Creso", chiamato cosi' proprio per una mutazione ottenuta nel 1974 irraggiando la varietà del tipo di frumento chiamato “Cappelli” (dal nome del creatore di questa varietà) con raggi gamma irrorando i campi con acque provenienti di reattori nucleari.
Oggi Tutti mangiamo pane, pasta, dolci ecc., fatti con il grano Creso.Oggi Tutti mangiamo pane, pasta, dolci ecc., fatti con il grano Creso.Il Grano Creso contiene una piu' elevata quantita' di Glutine rispetto al grano Capelli del quale e' una mutazione genetica.