Se è vero, però, quel che Romano dice, ci troveremmo di fronte a un delitto di inaudita gravità. Con i vandali, se di vandali, diciamo così, disinteressati si tratta, c'è ovviamente poco da fare. La guerra contro gli imbecilli è persa in partenza. Ma c'è molto da fare contro chi, dovendo per ufficio, difendere e proteggere i beni culturali, non lo fa, forse immaginando che quei segni sulla pietra fossero il divertissement di qualche ragazzino.
Mi pare di aver letto da qualche parte che le procure sono tenute ad agire ogni volta che abbiano notizia che un reato è stato commesso. E ad agire non solo contro i responsabili di un crimine ma anche contro chi se ne fa in qualche modo complice. La guardia giurata cui è affidata la custodia di un bene può essere immune da colpe se, invece di fare la guardia, va a spasso lasciando aperte le porte del magazzino? Ci sarà pure in Sardegna un magistrato che voglia mettere gli occhi sui disastri che provocano l'incuria, il menefreghismo e, forse peggio, la presunzione secondo cui quel che non si vuole vedere non esiste?
Speriamo che la segnalazione di Romano non sia del tutto esatta, ma è bene che sia chiaro: ne abbiamo le scatole piene della sparizione, comunque motivata, di frammenti della nostra storia. Dove non bastano il dibattito culturale, le pacate denunce e quelle meno flemmatiche, le segnalazioni inascoltate, forse avranno effetto le denunce penali.