Dive for life: Paolo De Vizzi cerca il record mondiale di immersione

Creato il 28 giugno 2013 da Dismappa

Posted on giu 28, 2013

Il prossimo weekend Paolo De Vizzi tenterà di battere il record di immersione in mare rimanendo 36 ore sott’acqua


Manca ormai pochissimo a Dive for Life,  evento in programma il 29 e 30 giugno nello splendido mare di Santa Caterina di Nardò (Le) dove si tenterà di scrivere la storia. A farlo, sarà il sub disabile Paolo De Vizzi, che tenterà di battere il record di immersione prolungata portandolo da 20 a 36 ore. Come fanno sapere dal suo staff, Paolo continua gli allenamenti rispettando una tabella di marcia tanto dura quanto precisa. Dopo aver provato la resistenza al freddo per evitare l’ipotermia, insieme al suo staff si è spostato in Egitto, nello splendido mare di Sharm El Sheik per continuare il programma di avvicinamento al grande giorno. (leggi l’articolo originale)

Paolo De Vizzi

Paolo De Vizzi

Paolo De Vizzi è un ragazzo di 38 anni di Manduria in provincia di Taranto. Egli è un disabile e fa parte del triste elenco delle vittime della strada da quando, nel 1996 appena ventiduenne, fu investito da un camionista che lo lasciò agonizzante per ore sul ciglio di una strada. Successivamente all’incidente rimase completamente paralizzato dal busto in giù e, solo grazie all’opera del centro di riabilitazione di Imola, successe quello che a detta dei medici può definirsi il “miracolo”: la lesione midollare, considerata permanente, incredibilmente si trasformò e Paolo dopo anni di disperazione totale, ricominciò a sperare. Paolo, da sempre amante del mare, cercò proprio nel suo Ionio la molla per ripartire. Con la grande caparbietà, che lo ha da sempre contraddistinto, ha pazientemente atteso anche quando tutti suoi sforzi sembravano vani e i suoi arti non rispondevano alle cure, riuscendo a prendere il suo primo brevetto: Open Water. Dopo questa importante conquista in pochi mesi raggiunse il massimo dei brevetti per la sua disabilità e da qui iniziò la sua seconda vita. Paolo capì allora che il suo non era solo uno stato di benessere ma una vera e propria MISSIONE, un esempio da dare a quanti come lui affrontano una tragedia simile, inflittagli dalla nascita, o ancora più drammaticamente come nel suo caso occorsagli nel pieno della gioventù.


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