Diventiamo indign-amici?

Da Fishcanfly @marcodecave

Alla peggiore parte d’Italia

A chi, dopo le 14, non fa nulla in casa

È vero: oggi le ragioni per cui indignarsi sono sottili e spesso facciamo fatica a capirle. Viviamo in un mondo interdipendente in cui il concetto di responsabilità di sartriana memoria ci avvolge. Ci forma. Eppure, nella maggioranza dei casi, ci troviamo inermi e racchiudiamo le nostre preoccupazioni nel mantra ‘Ma io che ci posso fare’.

Parliamoci chiaro: nella seconda guerra era semplice schierarsi. Semplice nel senso che il nemico, o chiamatelo come volete, era lui, il fascista, il nazista. Era chiaramente identificabile: era il pus che era uscito dal sistema che, inizialmente, ben pochi avevano intravisto. Proprio come allora, oggi non combattiamo verso fascismi espliciti. Parliamo qualcosa che è molto più semplice, più naturalizzato nel sistema, più subdolo. Qualcosa che è sistema stesso.

La Resistenza chiedeva la possibilità per tutti di studiare, chiedeva per tutti lo Stato sociale. Chiedeva per tutti uno Stato che fosse per la società. Una società che non fosse solo per azioni, ma azioni che fossero per la società. Ecco cos’era l’indignazione che riuscì ad innescarsi. Una Resistenza che ha come suo motore l’indignazione.

Null’altro. Non possiamo venderci ai dividendi della società. Ma non possiamo nemmeno svenderci alla violenza. La violenza ha forme subdole che ci stanno trattenendo. La violenza è la negazione dell’indignazione. L’aggressività che stiamo insegnando ci condanna all’acquiescenza. L’iperattività, la competizione, l’arrivismo sembrano farci combattere, lottare per il nostro destino. Ma è un destino chiuso, confinato, che finirà con noi. La nostra responsabilità la pensiamo solo per noi.

Un librettino che vi consiglio davvero di leggere ed applicare

Il destino non è privato, ma proprio per questo ci siamo privati del nostro destino. Il destino è comune: l’indignazione ci ricorda e rivendica il luogo comune dell’umanità. Un nuovo luogo comune: la terra. La civiltà non è niente senza terra:  il bancomat ha un bisogno smodato del reale. Noi abbiamo un bisogno smodato di sentirci NOI.

CREARE E’ RESISTERE

RESISTERE E’ CREARE (Stéphane Hessel)



Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :