Diversamente socievoli

Da Robedamamma @robedamamma

Ho passato l'infanzia ascoltando mia mamma ripetermi costantemente e senza tregua vai a giocare con gli altri bambini - perché non giochi con gli altri bambini? - e gioca, su, con gli altri bambini, con una tale insistenza che manco le gemelle di Shining.
Ma ogni qualvolta mi propinavano l'oretta di gioco con l'amico o il cugino o l'amico del cugino (che è successo per davvero, eh) ero colta da un'ansia da prestazione tale da vivere come il peggiore dei miei incubi ogni momento di normale socialità tra marmocchi.

All'asilo sarò andata sì e no tre mesi. In tre anni. Ma forse nemmeno. Un giorno mia madre mi iscrisse a ginnastica ritmica. Dopo un mese le dissi qualcosa come È bellissimo, davvero, ma ti prego non mi ci mandare più.

Ero un pelino asociale, lo ammetto. Mi piaceva stare con me stessa e nel personalissimo progetto di vita che perseguivo allora (andare a vivere su un'isola deserta al compimento esatto della maggiore età) non avrei fatto male ad anima viva. Perciò non ci trovavo niente di male.

Nessuno lo avrebbe mai detto, eppure col tempo sono cambiata. Così tanto che ora di me, di solito, si dice che socializzi pure con le pareti.
È vero. Così come è vero che l'ansia da prestazione, però, ancora ce l'ho. Mi prende alla gola, allo stomaco, alle ginocchia. Mi fa sudare le mani, venire strani tic agli occhi e sproloquiare come se non avessi una lingua madre.

Noi diversamente socievoli siamo fatti così.

Ci piace la compagnia ma a piccole dosi. Ad un meeting di cinquanta persone preferiamo certamente un tete a tete. Siamo molto disponibili all'ascolto, ma non ci sbottoniamo facilmente. In una stanza affollata tendiamo ad assumere il colore delle pareti per passare quanto più inosservati. Parlare in pubblico ci terrorizza. In un'altra vita crediamo fortemente di essere stati una specie animale originaria del deserto.

È per questo che a volte il piccolo eremita asociale, sociopatico e pure un po' orso che è in me si risveglia e reclama i suoi spazi.

E per accontentarlo, la scorsa settimana, me ne sono andata alle terme da sola, approfittando di un regalo ricevuto qualche tempo fa. Per questo, ma anche per dirmi che mi voglio bene. Che nonostante i limiti, i difetti e le mille contraddizioni, rimango ancora una delle mie compagne preferite.

E alla fine, non ci crederete ma, complice un clima strepitoso, io e me stessa ci siamo divertite da matti!

Resta la pelle morbida e l'aria stropicciata, una musica leggera che suona ancora nella testa e i profumi che si rincorrono nell'aria.

E il conto dei pestoni presi contro i gradini nascosti dalle bolle dell'idromassaggio. Delle coppiette disturbate negli angoli più bui ed impensati (anche voi però, mettetevelo sto giubbotto riflettente, segnalateli i lavori in corso, a volte basterebbe anche un semplice triangolo, così giusto per restare in tema).

E resta il mio record imbattuto (quello di ciotole di yogurt alla vaniglia e riso soffiato che si riescono ad ingurgitare in un solo pomeriggio), un principio di congelamento nelle piscine all'aperto (ma s'aveva da fare) e un complimento ancora da capire (" Lo sai, hai proprio un bel.. testone ". Che vattelo a fare il massaggio testa/collo/cervicale. E va bè).

Una giornata di relax che ci voleva proprio e che auguro sinceramente a tutti voi (da soli o in compagnia).