Il nuovo punto di discussione è che questa volta, dato il contesto attuale di enorme incertezza sui mercati finanziari mondiali e sull’economia in genere, anche io concordo sul fatto che diversificare i propri investimenti in maniera anche parecchio scorrelata possa al momento essere una buona idea, forse l’unica in grado di frammentare il rischio e allo stesso tempo strizzare anche un pelino l’occhio alle importanti opportunità che sempre i mercati comunque presentano.
Facendo un passo indietro, se in assoluto “occorre sempre diversificare” è, assieme a “pensa sempre sul lungo termine”, uno dei due tipici slogan di tutti i bancari e promotori del mondo, è anche vero che molti grandi investitori e trader con in testa il leggendario Warren Buffett hanno sempre bollato il diversificare come un’ “ammissione preventiva di ignoranza” della serie: “Visto che non ho la minima idea di come andranno i vari investimenti compriamo di tutto un pò così siamo sicuri di non mettere il 100% dei nostri beni su un unico cavallo e rischiare di incappare in brutte sorprese”.
In effetti il ragionamento è corretto da entrambi i lati perchè se diversificando diminuisco i rischi perdo tuttavia anche la chance di massimizzare i miei guadagni, cosa invece che potrei fare svolgendo analisi accurate e gestendo attivamente le mie posizioni soprattutto azionarie come insegno ai miei allievi durante i corsi INTELLIGENZA FINANZIARIA (ultima edizione della stagione i prossimi 29/30 giugno a Reggio Emilia, CLICCA QUA PER ISCRIVERTI) e INVESTIRE IN AZIONI E ETF (prossimo corso sabato 14 luglio sempre a Reggio Emilia).
Il momento attuale è tuttavia davvero particolare (vedi anche i miei ultimi articoli pubblicati sul blog) perchè se da un lato noi possiamo continuare a fare corrette analisi e valutazioni di trend o macro-economiche su azioni, obbligazioni, immobili, metalli preziosi o altro, è altresì vero che esistono importanti elementi di rischio e di imponderabilità che agiscono alle spalle dei singoli strumenti o mercati finanziari e mi riferisco in particolare all’assolutamente possibile crack da un momento all’altro delle due principali valute mondiali (dollaro e euro), alla crisi del credito che sta mettendo in enorme difficoltà l’economia reale e più in generale ai tanti segnali di collasso sistemico che si stanno sempre più rincorrendo.
Di tutti questi eventi e macro scenari sono parecchio evidenti due cose:
- che le informazioni che noi privati cittadini riceviamo sono parecchio frammentarie e confuse per non dire spesso artificialmente nascoste o pilotate
- che persino i potenti della terra e i maggiori economisti mondiali non sanno davvero con quale inedita bestia si stanno confrontando e palesemente si muovono a casaccio senza sapere veramente che pesci pigliare per fronteggiare i problemi (o, in alternativa, lo sanno benissimo e stanno solo mettendo in scena una lunga pantomima alle spalle dei cittadini ed in tal caso lo scenario diventa ancora più inquietante …)
Sia come sia, per quanto possiamo essere bravi o preparati nello stendere le nostre previsioni e valutazioni, quello che vorrei riuscire a comunicare è che su quali macro-scenari vedranno la luce siamo più nel campo delle scommesse che in quello delle analisi razionali.
Ecco quindi che possiamo dividerci tra fatalisti, pessimisti, opportunisti, teorici della cospirazione, fautori della dissoluzione dell’euro, contrarian etc. e, a seconda di come la pensiamo in merito a queste questioni e al grado di prudenza o aggressività che ci caratterizza, decidere di buttarci su beni rifugio come i metalli preziosi fisici o persino terreni e proprietà agricole, tenere tutto in conto corrente o conti di deposito (che però se il sistema bancario salta potremmo anche perdere integralmente e ci sono molti che pensano che anche le garanzie fino a 100.000 € offerte dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi potrebbero saltare…), speculare sui grandi rendimenti obbligazionari dei paesi o delle aziende più a rischio, acquistare a mani basse in borsa soprattutto italiana approfittando degli attuali prezzi di saldo, rifugiarci nei non redditizi titoli di stato tedeschi, convertire gli euro in altre valute come i franchi svizzeri o le corone norvegesi e a quel punto magari metterli anche fisicamente in cassaforte per non rischiare con la tenuta della banca e così via.
Come si vede, le possibilità sono pressochè infinite e qui ho citato solo le più conosciute, alcune di queste idee perseguono la massimizzazione della resa dei propri investimenti, altre sono invece puramente ed esclusivamente difensive e miranti al salvaguardare i propri asset o addiirittura a limitare le perdite.
E’ evidente che, tra dieci o vent’anni, quando guarderemo indietro a questi giorni del 2012 tutti gli eventi che oggi sono assolutamente confusi ci sembreranno chiari e capiremo che la cosa migliore da fare in questi giorni sarebbe stata la soluzione “A” e che invece perseguire lo scenario “B” non solo ci ha fatto perdere l’opportunità della vita ma magari ha cancellato in due e due quattro il sudato risparmio di vent’anni di lavoro.
Che fare quindi se lo scenario è così confuso?
Non mettere tutte le uova in un unico cestino!
Scommettere sulle nostre convinzioni e lanciare i dadi sperando nella dea bendata o realmente al momento ammettere la nostra difficoltà nello sviluppare previsioni aventi elevate chances di successo e rischi limitati e di conseguenza diversificare e tenere i piedi in più scarpe?
Come avrai capito, la mia idea è che se mai c’è stato un tempo in cui diversificare ha avuto davvero senso, questo è OGGI e il “COME” diversificare con criterio e efficacia sarà uno degli argomenti che tratterò con maggiore cura durante il prossimo corso INTELLIGENZA FINANZIARIA del 29/30 giugno, la cui partecipazione mai è stata necessaria come in questi giorni.
Se l’idea della diversificazione è infatti semplice e di immediata comprensione (“Non mettere tutte le tue uova in un unico paniere” secondo un vecchio detto) è altrettanto vero che le logiche secondo cui attuarla sfuggono ai più che magari spinti in tal senso dal bancario di turno credono di aver diversificato semplicemente perchè hanno investito in un Fondo Comune di Investimento basato sul mercato azionario americano senza tuttavia comprendere che la loro diversificazione è si presente in relazione al fatto che il Fondo non investe su un’unica azione bensì su molte (e quindi eliminiamo il rischio legato al collasso della singola azienda) ma tuttavia è limitata dal fatto che stiamo puntando su un’unica valuta (il dollaro), un unica asset class (le azioni), un unico mercato (quello americano), un unico timing (il momento di acquisto delle quote del fondo) e in ogni caso ci stiamo schierando su un attivo di tipo cartaceo che ha i suoi vantaggi ma anche le sue vulnerabilità.
Insomma, come tutte le cose, anche la diversificazione ha le proprie regole da comprendere e seguire nel dettaglio prima di poter essere attuata con efficacia.
Roberto Pesce