Il titolo è opera di Bartezzaghi, Eco avverte nell’introduzione, che conclude con questa nota: “Confido che lettori sospettosi non traggano illazioni esoteriche dal fatto che le autrici sono 7. Più due autori, all’inizio e alla fine, si arriva a 9. Prefazione, ricerca e appendice fanno 3. Alberto Asor Rosa è stato invitato a commentare il lavoro per le sue competenze d’italianista e non per il chiasmo onomastico che mirabilmente epitomizza la mistica ossessione degli adepti del volume. Parimenti, è casuale il fatto che la differenza tra Um e Al sia data dal fatto che il secondo nome trae le sue lettere dalla prima metà dell’alfabeto e il primo dalla seconda” – Um(berto) e Al(berto). Eco non ci crede. È suo dovere non crederci, è scolastico ortodosso. Ma ci ha prosperato, in romanzi e ricerche, anche non parodistiche, dal “Nome della rosa” in poi. Qui, nove (!) anni dopo “Il nome della rosa”, tiene accesi i riflettori con un mastodontico reappraisal.La raccolta non è infatti uno scherzo. Né l’ennesimo repertorio delle letture esoteriche di Dante. È una esercitazione sulla “semiosi ermetica” sviluppata da Eco nei suoi corsi a Bologna dal 1986. Partendo dall’assunto, “incontestabile”, che gli esseri umani pensano “sulla base di giudizi e identità”, Eco proponeva un“paradigma della somiglianza”: “Una pratica interpretativa del mondo e dei testi basata sull’individuazione dei rapporti di simpatia che legano reciprocamente micro e macrocosmo”. Ma, dall’“analogia universale” al complotto e al segreto” il passo è breve, il segreto chiama segreto: “Una volta messo in azione il meccanismo dell’interrogazione analogica, non vi è garanzia dell’arresto”. Tutto è peraltro plausibile perché tutto è legato. Una contraddizione evidente – che Popper aveva già messo in luce: “In un universo in cui non valgono i rapporti casuali lineari, ma ciascuna cosa determina tutte le altre, e ne è determinata, ci si trova esposti alla più occulta… delle tirannie causali. Qualcuno trama sempre alle nostre spalle”.L’armamentario che Eco individuava è poi divenuto di accezione comune. La “sopravvalutazione degli indizi”. La legge del sospetto. L’“eccesso di meraviglia”. Il post hoc ergo propter hoc. Grazie più spesso al “terzo testo archetipo”, ce n’è sempre uno che è all’origine di tutte le cose, e quindi dei testi sotto esame altrimenti non collegabili. Tutto insomma si regge. A dimostrazione, Eco porta il caso di René Guénon, che tutto lega, senza contraddizioni apparenti.Ma non su tutto questa epifania ermetica si esercita: “Il gioco della lettura sospettosa e dunque di un’interpretazione indubbiamente eccedente” si scatena sui testi divenuti “sacri” per una certa cultura. Dante non è propriamente sacro, ma è comunque“oscuro”, quanto basta per scatenare quelli che Eco chiama infine spregiativamente, dopo tanto filosofare, gli “Adepti del Velame”. E che classifica, a proposito di Dante, in occultisti (Guénon), complottardi (Rossetti, Aroux, Valli) e protostrutturalisti per eccesso (Pascoli). – e i numerologi-pitagorici?Su questa traccia, “l’eccesso delle pratiche di interpretazione sospettosa”, o di sovrasenso, Eco ha scatenato un gruppo di astute “cacciatrici di falsità” –alcune ispanizzanti, piace pensare sulle orme di Maria Zambrano, che il “Dante eretico” perseguitò fin da ragazza: Maria Pia Pozzato, che cura il libro (Luigi Valli e i Fedeli d’Amore), Helena Lozano Miralles, (Rossetti e il “paradigma del velame”), Maria R. Lacalle Zalduendo (Eugène Aroux), Sandra Cavicchioli (Pascoli), Cinzia Bianchi (Benini e la numerologia); Claudia Miranda (“Guénon o la vertigine della virtualità”), Regina Psaki (critici ortodossi e allegoristi). La raccolta si completa con una bibliografia anche per palati difficili – da cui manca proprio Zambrano: l’esoterismo è un parco incontornabile.Maria Pia Pozzato, a cura di, L’idea deforme. Interpretazioni esoteriche di Dante.Featured image, Alberto Asor Rosa.
di Giuseppe Leuzzi. Un volume costruito in forma di parodia, come piace a Eco – ma robusto. Tra echi, proporzioni, inversioni di senso (specchi). Apre Eco, chiude Asor Rosa. A seguire, dopo Eco, e prima di Asor Rosa, la prefazione e la conclusione della curatrice – un “doppio abbraccio” insinua il wikipedista, molto al modo di Eco. Il titolo anagramma i Fedeli d’amore.
Divertirsi col Dante eretico, seriamente: apre Eco chiude Asor Rosa. Una lettura di L’idea deforme a cura di Maria Pia Pozzato.
Creato il 04 marzo 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornaliPossono interessarti anche questi articoli :
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