Divorzio: si va dal sindaco

Da Pukos

Diventa legge il primo tassello della riforma Renzi della giustizia. La Camera ha confermato la fiducia al Governo (voto finale domani mattina), dando a larghissima maggioranza il via libera alla conversione del decreto legge sulla giustizia civile. Soddisfatto il ministro della Giustizia Andrea Orlando. Che puntualizza «con il decreto non volevamo risolvere tutto ma credo sia un passo importante. Ci sono disincentivi ad andare al processo, si individuano percorsi alternativi per prevenire e comporre il conflitto e si dà anche un profilo diverso all’avvocato che da soggetto che rappresenta i diritti di fronte al giudice, diventa anche soggetto della composizione delle liti. Anche l’ufficiale di stato civile, ossia il sindaco, viene responsabilizzato per le separazioni e i divorzi». Sul processo civile, intanto, è già in cantiere un più ampio progetto di riscrittura del Codice che passerà attraverso l’approvazione di una legge delega.

Se per il Consiglio nazionale forense la riforma va nella direzione giusta valorizzando, sul piano della volontarietà, soluzioni alternative del conflitto, l’Anm spara a zero. Per il presidente Rodolfo Sabelli «gli strumenti deflattivi non risolveranno i problemi della giustizia civile; chi lo pensa resterà deluso». E Sabelli mette nel mirino una politica tutta di annunci, ma avara di investimenti.

Detto che nel testo trova posto una delle norme più contestate dai magistrati, il taglio di 15 giorni delle ferie contestualmente ai nuovi termini di sospensione feriale dei procedimenti che andranno dal 1° al 31 agosto a partire dal 2015, va ricordato che l’intervento si regge su alcuni cardini: arbitrati, negoziazione assistita, divorzi e separazioni senza intervento del giudice, sanzioni per il ritardo nei pagamenti, revisione delle misure esecutive.

Sui primi, riservati alle controversie pendenti sia in primo grado sia in appello, ma non su diritti indisponibili o in materia di lavoro, si prevede che le parti potranno congiuntamente chiedere di promuovere un procedimento arbitrale. A gestirlo saranno arbitri individuati tra gli avvocati iscritti all’Albo da almeno 3 anni. Al di sotto dei 100mila euro di valore, possibile il ricorso a un unico arbitro al posto del collegio.

La convenzione di negoziazione assistita da avvocati è un accordo attraverso il quale le parti, che non si sono rivolte a un giudice o a un arbitro, dichiarano di cooperare in buona fede e con lealtà per risolvere la controversia tramite l’assistenza dei propri avvocati in via amichevole. Per alcune materie (risarcimento dei danni da circolazione di veicoli e barche e richieste di pagamento al di sotto dei 50mila euro di valore) è condizione di procedibilità.
Separazioni, divorzi, cambiamenti delle condizioni di entrambi, potranno poi essere conclusi senza l’intervento dell’autorità giudiziaria. Attraverso negoziazione assistita e quindi con l’aiuto degli avvocati potrà essere sciolto un matrimonio anche in presenza di figli minori, con handicap o non autosufficienti sul piano economico. Servirà però in quest’ultimo caso l’esame del pubblico ministero sulla convenienza dell’accordo per i figli. Possibile anche lo scioglimento davanti al sindaco, a patto però che non ci siano figli minori e non si debba disporre il trasferimento di diritti patrimoniali.

Viene poi inserito un aumento del tasso moratorio per evitare il mancato rispetto della sentenza di condanna, allineandolo a quello previsto per i ritardi nelle controversie commerciali. L’esecuzione viene rafforzata anche con l’inserimento di una norma che permette all’ufficiale giudiziario la ricerca telematica con accesso alle banche dati pubbliche dei beni mobili da pignorare. Per mettere un argine all’abuso del processo, si modifica il Codice di procedura civile sulla compensazione delle spese: potrà cioè essere disposta dal giudice solo nei casi di soccombenza reciproca ovvero di novità assoluta della questione trattata o mutamento della giurisprudenza rispetto alle questioni dirimenti.

Fonte: Sole24Ore


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