dixie ramone la diva italiana
Burlesque Italia.com, questa volta, ha incontrato la diva, una vera artista, maestra del Burlesque nel reality seguitissimo di Sky, Lady Burlesque: non ha certo bisogno di presentzioni, questa splendida creatura dal fascino conturbante, camaleontico e misterioso, un prezioso allure d’altri tempi che l’ha portata lontano, fino a vincere un importante riconoscimento a Las Vegas, la mecca del Burlesque americano. Signore e Signori ecco a Voi: Miss Dixie Ramone!
1) Quanto hai lavorato per costruire la tua brillante carriera di performer internazionale, recentemente premiata al Dixie Evans Burlesque Festival 2011 come migliore performer? E se ti giri indietro come è scoccato l’amore per il Burlesque e la decisione di intraprendere questa strada?
Il lavoro di costruzione di una carriera non finisce mai, in realtà la parte più difficile deve ancora arrivare. Sono stata abbastanza fortunata credo, perché una serie di felici combinazioni mi ha permesso di bruciare le tappe. La vittoria del Dixie Evans Burlesque Festival 2011 di Las Vegas è stata una bella sorpresa, ma forse guardando a ritroso, era il coronamento di un periodo di sforzi e di grande impegno. Il mio è stato un colpo di fulmine per il burlesque, ricordo il primo spettacolo che ho visto mi ha aperto un mondo. Ho subito pensato che sarebbe potuta essere la forma d’arte giusta per me, ma il fato ci ha anche messo il suo zampino, per esempio facendomi incontrare il Micca Club proprio nel momento in cui si stava creando la prima accademia, per dirne una.
2) “Be Italian”: i mentori dell’Actor Studio affermano che essere italiani aiuti, perché noi portiamo nel cuore la musicalità della nostra lingua e le espressioni veraci, secondo te il Burlesque italiano ha un vero futuro?
Essere italiani può aiutare, così come essere americani o greci o francesi; il burlesque per me è come una lavagna bianca su cui puoi scrivere di tutto, quindi anche i retaggi culturali possono essere fonte di ispirazione. Non mi sento di poter fare delle previsioni sulle sorti del burlesque italiano, posso però condividere le mie idee e paure. Temevo da tempo che quest’arte sarebbe diventata una tendenza e quindi sarebbe stata inflazionata, avrebbe perso di valore, e sarebbe finita impietosamente in ambienti di nicchia costituiti da un numero esiguo di amatori. Tale mia previsione si sta avverando, per lo meno la prima parte, ormai il burlesque va di moda, se ne sente parlare in numerosi contesti. Ciò è bene, soprattutto per chi intorno ad esso ha costruito la propria vita. Tuttavia il rovescio della medaglia è sempre lì ad attenderci e coglierci in fallo, ed in questo caso si dimostra in un numero sempre maggiore di performer di cui a volte è bene dubitare la qualità, in un aumento delle possibilità lavorative anch’esse non sempre all’altezza, e di conseguenza, nel quadro più generale del fare cultura, in una disinformazione di cui è vittima il pubblico italiano, che crea aspettative errate e delusioni senza fondo. Sono certa che questo boom finirà, forse anche prima di quanto ci si possa aspettare.
3) Essere poliedrici è un elemento fondamentale per costellare il proprio cammino artistico di successi e plausi dal pubblico: ma come si fa a educare questo aspetto?Raccontaci la tua esperienza come allieva, e poi l’evoluzione come docente.
Io provengo da una lunga formazione da danzatrice, il mio sogno era fare la ballerina. Ho studiato danza classica, moderna, contemporanea, tip tap, danza afro ed orientale. Sono stata allieva per tanti anni e alcuni degli insegnanti che ho incontrato hanno avuto un ruolo molto importante nella mia formazione non solo artistica, ma anche umana. Soprattutto grazie al burlesque sto sperimentando cosa si prova a stare dall’altra parte, ed è un’esperienza molto ricca e formativa, ma anche stancante e di responsabilità. Non solo i miei insegnamenti formano delle future performer, ma il burlesque per alcune donne può diventare un vero e proprio stile di vita ed è giusto comunicare un messaggio corretto e chiaro. Non basta mettersi dei guanti, dei cappellini, delle coulotte di pizzo e dei pasties per fare burlesque. Questi pezzi di abbigliamento sono solo il primo gradino verso un percorso che deve essere di ricerca artistica; insegnare a volte mi distrae dalla performer che è in me, ma in realtà mi arricchisce e mi aiuta anche a comprendere i miei limiti. Comunque essere poliedrici aiuta molto, più cose sai fare o più interessi hai o più fantasia hai, più è ricco il pozzo da cui attingere idee da trasformare in show, secondo me. Io per esempio adoro la musica ed ultimamente suono la batteria in un gruppo, anche questo è di aiuto, ed è comunque fare intrattenimento, quindi sazia la mia fame di palco.Colgo l’occasione per ricordare che a gennaio parte l’accademia dell’arte del burlesque del micca club e che le selezioni saranno a breve, quindi dò il benvenuto alle aspiranti performer!
4) Pensi che oggi, le ragazze che vogliono provare a diventare performer sottovalutino molto il sacrificio e lo studio che sta alla base di un artista degno di questo nome? Quanti luoghi comuni esistono sul concetto di “Burlesque”?
Sicuramente molte ragazze sottovalutano il sacrificio e vedono nel burlesque un guadagno facile. Questo è uno degli svantaggi della moda del burlesque oggi nel nostro paese. La mancanza di performer con la dovuta esperienza o piuttosto con la dovuta umiltà da non innalzarsi al ruolo di esperte o peggio “star”, sta creando una disinformazione con potenziali distruttivi verso quest’arte. Del burlesque in realtà cosa si sa? Forse un italiano medio lo descriverebbe come “uno spogliarello, però elegante, sensuale ed ironico”. Questa parola “Ironico” la sto sentendo così tanto che i miei show stanno diventando serissimi! Scherzi a parte, bisognerebbe sicuramente studiare ed informarsi di più, ricercare nella storia dello strip-tease, nella musica, nei musical, nelle diverse forme di teatro, anche perché una ragazza moderna che esempi ha? Purtroppo la musica che si sente alla radio è di scarsa qualità, i prodotti televisivi lo sono ancora di più, il cinema non è per tutti, il teatro ancora peggio. Siamo fortunati ad avere internet, dovremmo usarlo di più per diventare più colti. Non basta indossare un bel vestito per essere una “diva”, bisogna nascere fuoriserie per potersi meritare quest’appellativo al giorno d’oggi.
5) Oggi il dietro le quinte del burlesque ha due anime: quella della solidarietà femminile e la gelosie tra performer, tu come vivi questi fenomeni e cosa consigli a chi è “nuova” del mestiere?
La gelosia c’è sempre stata e sempre ci sarà in tutti i campi, poi il mondo dello spettacolo si sa che è per gente dura. Questo aspetto è avvilente ma me lo vivo abbastanza serenamente. Essendo tra noi molto diverse, nessuna ha bisogno di temere nulla, ciò che posso offrire io non può farlo una mia collega e viceversa. Inoltre, come dicevamo prima, al giorno d’oggi fortunatamente c’è lavoro per tutte. Bisognerebbe piuttosto concentrarsi su come migliorare se stesse per eccellere. Avvicinarmi a questo mondo tuttavia mi ha anche confermato che la solidarietà femminile può essere molto potente. L’ho sperimentato soprattutto negli Stati Uniti, dove quest’anno ho avuto la fortuna di andare due volte, la prima a giugno per il Dixie Evans Burlesque Festival, che si è tenuto contemporaneamente al Burlesque Hall of Fame, dove ovviamente sono andata da spettatrice, e la seconda a settembre per il New York Burlesque Festival, dove sono stata la prima ed unica italiana a partecipare. Negli USA il burlesque non è mai tramontato e le performer americane hanno una lunga esperienza alle spalle. Sarà questo uno dei motivi, ma ho visto molta solidarietà, dietro le quinte nello scherzare prima dello show, nel prestarsi trucchi o altro, e nella creazione di situazioni in cui potersi esprimere, e quindi serate, festival, eventi e altro. E’ certamente questo uno dei messaggi che cerco di comunicare alle mie allieve, nella speranza che un giorno si crei una squadra di donne accomunate dall’amore per la stessa forma d’arte.
6) Il burlesque vive oggi di un’immagine stereotipata legata alla sensualità: ma come si abitua il pubblico italiano a uno spettacolo completo fatto non solo di strip-tease, ma anche di arti circensi, dark cabaret e acrobazie?
Facendo, facendo e facendo! Noi performer studiando e migliorando costantemente, il pubblico guardando guardando e guardando!
7) Roma, grazie al Micca Club forma numerose performer, ma il territorio italiano è fatto delle provincie: come si deve proporre il burlesque in ambienti meno sfarzosi della capitale?
Non bisogna dubitare delle potenzialità delle provincie. Spesso sono i luoghi dove la gente ha più curiosità, perché ha più bisogno di novità. Non è tutto rose e fiori, è vero. Bisogna ammettere che l’italiano medio ha grande chiusura mentale ed è piuttosto ipocrita, le cose si fanno ma non si dicono, per capirci. Ma il burlesche, con il suo stile patinato e la sua aurea d’altri tempi, lascia sempre un sapore dolce nella bocca del pubblico, e non importa quanto poco aperte siano le persone, difficilmente ho sentito cattive opinioni sullo spettacolo. Io ho girato abbastanza e sinceramente non ho mai avuto critiche distruttive.
Dunque dunque… sai che non è del tutto semplice rispondere a questa domanda?! Sicuramente requisiti fondamentali sono presenza scenica, capacità di instaurare un rapporto col pubblico, fantasia, irriverenza, sensualità, e tanto altro che è molto legato alla personalità di ogni performer. Diciamo che in questo, come in molti altri casi, mi lascio guidare dall’istinto, e generalmente il segnale è sempre lo stesso: se guardando una performance ho i brividi o mi emoziono, vuol dire che c’è qualcosa di interessante!
9) Il rapporto con il tuo corpo, non solo come performer ma come donna: come vivi la tua bellezza giorno per giorno?
Io sono una sportiva, da sempre, prima la danza, poi il pilates e lo sport in generale. E’ così che mi prendo cura di me, “mente sana in corpo sano” è proprio vero! Per tenermi giovane nello spirito cerco di ridere il più possibile. Sono una persona molto sensibile e riflessiva e tendenzialmente severa con me stessa, ma mi piace molto ridere e scherzare e non snobbo nemmeno lo humour più stupido, ogni giorno cerco di farmi una risata e funziona!
10) Come ti sei trasformata in Dixie Ramone: la metamorfosi interiore ed esteriore in farfalla da palcoscenico.
Un pò di Dixie Ramone c’è sempre stato dentro di me, e un pò di beeeeep c’è in Dixie. Fortunatamente non sono stata colpita da schizofrenia anche se in alcune situazioni, che mischiano la vita privata con quella lavorativa, non so con quale nome presentarmi. Fuori dal palco sono meno farfalla di quello che si possa credere, non devo necessariamente mettere il rossetto per andare a fare la spesa per esempio. Seguo molto i miei mood, e mi è sempre piaciuto giocare con i travestimenti. Adoro le parrucche e anche prima di iniziare a fare burlesque le indossavo, anche per andare a fare la spesa. Questo aspetto di me mi ha sempre accompagnata e in modo niente affatto latente, i miei amici dell’università che quindi mi conoscono da tempo, non si sono affatto stupiti della mia carriera nel burlesque, in un certo senso se lo aspettavano. Oggi semplicemente ho la possibilità di dare un carattere più definito a questo lato di me e di giocarci tutte le volte che mi va.
11) Cosa pensi della partecipazione di una performer partecipante al programma Lady Burlesque al Grande Fratello?
Penso che rientri nel discorso che oggi in Italia il burlesque è una moda. Conosco la partecipante in questione, perché è stata una mia allieva all’interno del reality Lady Burlesque e la notizia della sua partecipazione al Grande Fratello non mi ha colta di sorpresa. Non ho seguito la trasmissione perché non mi piace, ma ero incuriosita e mi sono leggermente tenuta informata, molto leggermente, infatti sicuramente mi sbaglierò, ma mi è parso di capire che di burlesque non si sia parlato tantissimo. Mi sbaglio? Non so, e comunque spero sia così. La casa del Grande Fratello non è il contesto giusto per questa forma d’arte, non lo è affatto! Rispetto chi partecipa al programma, ma sinceramente lo trovo di cattivissimo gusto ed i suoi partecipanti non godono della mia completa stima. Ciononostante conoscendo Claudia, so che è una donna intelligente e non è un caso che sia subito uscita.
12) Dalla tv al teatro, il vero luogo del Burlesque: la dimensione ideale, lo spazio dei sogni, l’iperuranio delle idee. Immagina un palcoscenico tutto per te: ma chi chiameresti insieme a te per deliziare il tuo pubblico?
Sarebbe un sogno che si avvera, certamente! Finalmente non si parlerebbe solo di club o eventi privati, ma si farebbe un salto di qualità e si potrebbe esprimere la propria arte in un ambiente accogliente. Sicuramente se avessi questa fortuna, porterei con me un bel numero di performer, chiaramente quelle che più mi piacciono artisticamente ed umanamente. L’ideale sarebbe creare uno spettacolo di gente brava ma soprattutto bella e simpatica, che ama quest’arte e divertendosi vuole regalare un momento di sogno all’audience.
Sophie Lamour