Diciamo subito che quando i francesi cannano, una sorta di brivido di felicità scorre sulla schiena e si gode come dei ricci. Purtroppo questo non è il caso. Anche quando esce un film molto mediocre, come questo Djinns, siamo su livelli qualitativi che qui da noi, neanche ci sognamo da lontano. Allora la recensione la devo scrivere pensando ad altri film sullo stesso argomento come Wishmaster o Red Sands, allora mi rendo conto che una volta tanto l'horror d'oltralpe non supera le aspettative.
Djinns è una pellicola che si svolge nel 1960, in un periodo storico piuttosto confuso. La guerra fredda deve ancora cominciare e lo studio dell'energia atomica è in uno dei suoi periodi più fecondi ma il mistero delle potenzialità di questo mezzo è ancora piuttosto intricato. Non che oggi la situazione sia migliorata, eh.
La parte più accattivante sono i primi venti minuti di pellicola che tra visioni, aerei precipitati, misteriose valigette e guerriglie nel deserto regala un momento di piacevole intrattenimento. Peccato che l'ora e venti restante venga buttata tutta alle ortiche. Noia è la parola che più si addice a questo film che non prende mai il volo e mantiene un profilo piuttosto basso. Poca azione e poco horror ci accompagnano per troppo tempo nel racconto e più di qualche volta la mano scivola sull'avanzamento veloce del telecomando.
Le location sono alcune tra le più belle che si siano mai viste. Il deserto infuocato dell'Algeria è qualcosa di spettacolare e la fotografia rende benissimo l'idea di un luogo impervio, soffocante e polveroso all'inverosimile. Persino le riprese in notturna non mancano mai di continue folate di sabbia finissima che rendono l'immagine sfocata quel che basta per dare una visione suggestiva dei luoghi infestati in cui si sono rifugiati i soldati.
La regia a due mani (Hugues e Sandra Martin) è impeccabile e non manca di qualche inquadratura di grande effetto. Purtroppo la sceneggiatura è annaquata e piena di fronzoli senza attinenza col racconto. Se tutta la storia venisse concentrata in mezz'ora avremmo lo stesso risultato senza togliere quel minimo di spessore ivi contenuto. La sceneggiatura, infatti, lascia aperte delle voragini mostruose. Non si capisce come gli Djinn attacchino solo i soldati e non gli abitanti del villaggio. Non è possibile spiegarsi cosa sia il villaggio stesso. E' improbabile intravvedere una sorta di collegamento tra il giovane soldato che diventerà il nuovo guardiano e la vecchia strega che ora possiede questo ruolo. chi sono i guerriglieri che attaccano la squadra in ricognizione? Troppa carne al fuoco e poco condimento.
Gli effetti speciali rasentano il ridicolo e in più di qualche scena si perde la definizione della creatura, per non parlare della recitazione che è assolutamente di basso livello, il ché per il cinema francese degli ultimi anni, è davvero incredibile.
Il mito dello Djinn che abbiamo già incontrato in altri film, qui viene rappresentato non come "il genio esauditore di desideri", ma come una specie di creatura che vive in branco, cammina come una scimmia e si arrampica sui muri come Spiderman. Peccato sprecare in modo così roccambolesco una figura della religione Islamica che è estremamente particolare e piena di spunti narrativi. Lo Djinn non viene neanche mostrato come demone così cattivo, e molto spesso sembra di guardare una versione annebbiata del Gollum Jackson-Tolkieniano.
Il finale non chiude nessun cerchio seppur negli intenti degli Hugues ci fosse la evidente volontà di collegarsi con l'inizio del film. Rimane di sicuro nella memoria l'esplosione nucleare nel finale che fa sempre il suo bell'effetto, ma la domanda che sorge spontanea è: - A quella breve distanza da un fungo nucleare quanto ci metterà ad arrivare l'onda d'urto? Non lo sapremo mai ma speriamo almeno che si salvino gli Djinn.