Una volta il contandino produceva la merce, la portava al mercato e la vendeva. Quella che non vendeva la distribuiva nel vicinato, a volte in cambio di denaro, altre in cambio di altra merce e così via.
Una volta questo contadino, lavorando duramente il proprio orto così ci campava.
E ci campano ancora un sacco tutti questi contadino che lo fanno ancora.
Sono di rientro da un viaggio in Irlanda. Ho trovato molti mercati ortofrutticoli; molto bestiamo e molte fiere di bestiame.
Quindi si può ancora vivere in quel modo.
Certamente non siamo più negli anni 40 o 60; abbiamo già vissuto il boom economico e siamo andati oltre. Un boom che però ha un difetto: le grandi imprese vogliono speculare su quel contadino, pagando a lui 1 e rivendendo a 100; quel contadino potrebbe tranquillamente vendere a 100 da solo... se solo avesse la capacità distributiva dell'impresa.
Ecco; cosa voglio dire.
Il contadino può avere la capacità distributiva se guarda al locale (chiamatelo km 0 se vi piace di più); e mi assicura della qualità del prodotto (chiamatelo biologico se vi piace di più).
Ora parliamo dello yogurt? dell'acqua? della carne? di cosa volete parlare?
Quindi, se l'alimentazione la facciamo a km 0 facciamo "campare" i nostri concittadini/conregionali e stringiamo un po' le maglie di una parte dell'economia — e facciamo viaggiare meno le merci.
Dall'altro lato rimarranno delle merci da acquistare fuori e che non è possibile produrre in loco, pazienza, ci sta, è il progresso.
Ora come possono questi contadini/coltivatori e produttori diretti di qualunque bene (oro compreso) assicurarsi la distribuzione dei grandi gruppi industriali?
- col porta a porta;
- con i mercati rionali;
- con le fiere di paese;
- con l'internet.
Io sono qui, per approfondire il discorso e rimboccarmi le maniche nel costruire un'associazione/movimento che possa testare e, se ne val la pena, divulgare questa idea.