È stato infatti Roberto Antoni, già malato, a voler girare questo piccolo film su di sé per «fermare la sua biografia», come confessa in uno dei tanti giri in macchina che costellano il documentario, metaforici di quella «faccenda delicata» e in continuo movimento che è la vita. «Una casa senza tetto», per citare le sue parole. Non fosse che per un motivo, come ci insegna il nostro “freak”: a 30 anni si pensa di aver capito tutto; a 40 ci si accorge che della vita si sapeva poco; non che le cose cambino a 50 anni; si arriva così ai 60 con la sensazione di non aver «centrato l'essenza del vivere».
Roberto Antoni fu un «ragazzo di cortile» nato in una «metropoli di provincia», come lui stesso definisce Bologna. Lo vediamo in foto che lo ritraggono bambino col viso sempre imbronciato; adolescente con quello sguardo già scaltro; universitario del DAMS pensieroso e lucido. In lui, a colpire sono sempre gli occhi profondi, che sembrano vedere o cercare una meta; quella pensosità concentrata, incubatrice di idee e sane follie, che ha di certo alimentato il suo particolare senso dell'umorismo, giocato sullo spiazzamento e sul rovesciamento delle aspettative. Perché se l'umorismo gli era nel sangue, si raffinerà col tempo, grazie alla frequentazione di artisti come Tondelli e Pazienza, di professori come Umberto Eco e di personali approfondite letture.
Il bambino che, di fronte al tipico problema di matematica “Se da un rubinetto cadono tot gocce in tot minuti, quante ne cadono in tot ore?”, rispondeva “Chiama un idraulico”, si laurea con Gianni Celati sui Beatles. L'Antoni prolifico in battute come «Nella vita è importante che gli altri ti vengano ti vengano incontro, così puoi spostarti in tempo», riconosce in Aspettando Godot di Beckett la sua visione dell'esistenza. Il “Freak” che nel '75 dà vita, per un suo «delirio suo personale», agli Skiantos, un gruppo musicale che doveva risultare «inaccettabile», «una mina vagante e impossibile da riprodurre», sarà anche creatore di personaggi spiazzati e disarmati come Astro Vitelli, scrittore (ricordo qui solo Non c'è gusto in Italia a essere intelligenti e Badilate di cultura), attore, personaggio dei fumetti di Andrea Pazienza e tanto altro.
Insomma, Roberto “Freak” Antoni è molto più che il fondatore degli Skiantos, per i quali forse è più noto al grande pubblico. E lo si può comprendere. Il gruppo ha importato il punk in Italia e, insieme a pochi altri, ha dato vita a un rock originale, autoctono italiano, un unicum insomma: il rock demenziale, espressione musicale e linguistica dello spirito contestatore e dissacratorio della seconda metà degli anni '70
È attraverso tutte le sue poliedriche esperienze che Roberto Antoni ci urla
«Sono un ribelle, mamma». Biografreak ce lo conferma.(già, con varianti, qui: http://www.sulromanzo.it/blog/docufilm-biografreak-di-emanuele-angiuli)