Dodici: se il quartiere Rebibbia invaso dagli zombie rimane nel cuore di Zerocalcare

Creato il 14 novembre 2013 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

Il 17 ottobre, esattamente come fece con Un polpo alla gola, la casa editrice Bao Publishing rende disponibile Dodici, ultima fatica di Zerocalcare, con l’intento di   ripetere il record di vendite riscontrato lo scorso anno all’evento fieristico Lucca Comics & Games. Il volume di appena novantasei pagine, disponibile in due differenti copertine (la regular rossa, la variant in serigrafia fosforescente), è stato elaborato nell’arco dell’estate e mostra l’autore alle prese con un horror story a tema zombie tutt’altro che banale. 
 
La storia inizia proprio come The walking dead: non si sa quando è iniziata, non si sa come, non si sa perché, ma è in corso un’epidemia zombie. Sono pochi i superstiti nel quartiere romano di Rebibbia e la maggior parte, guidati dall’inaffidabile Er Paturnia, stanno scappando insieme con un autobus per tentare di cavarsela e per vedere che c’è fuori. Ma i problemi per Secco, Cinghiale e Katja sono ben altri: Zero è in fin di vita e l’unico modo per salvarlo è andarsene da lì.
 
Da qui gli eventi si dipanano in una sorta di ricostruzione intricata e frammentaria che l’autore porta avanti mediante l’uso di salti temporali e di flashback che, da un lato, creano la giusta dose di suspense, ma dall’altro conducono più volte la narrazione fuori dai binari, con una sorta di virtuosismo che complica la lettura in maniera non funzionale. Probabilmente gestendo solo le rivelazioni finali come flashback, ottima alternativa allo spiegone, l’intreccio avrebbe mantenuto la stessa dose di tensione.

Proprio nella confusione generata dall’approccio non felice dell’autore il colore digitale diviene allora un importante ausilio, permettendo la netta separazione tra passato, a colori, e presente, diviso tra il rosso sangue e la mezza tinta. Si direbbe che i colori abbiano inoltre il compito di delineare nettamente i contenuti di due microeventi, separando una prima parte dominata dai dialoghi e ambientata per lo più in casa e una seconda parte action, che vede Secco e Katja interagire mentre sono alle prese con gli zombie.
Ed è proprio nel presente, dove i personaggi con spade e grimaldelli trucidano i nemici, che i “mitici anni ottanta” e i “nostalgici novanta” ritornano in auge: dai personaggi di Shu (Ken il guerriero) e Sirio (I cavalieri dello zodiaco) fino all’inevitabile citazione di Romero sulle possibili teorie del contagio. Oltre alle citazioni e ai rimandi generazionali, stilemi dell’autore, i continui fraintendimenti e malintesi donano un tono ancor più scanzonato alla storia, fino alle inevitabili spiegazioni a rivelare colpi di scena spassosi e dal sapore dolceamaro. Dopo un’avventura svoltasi nell’arco narrativo di dodici ore, da cui prende il titolo l’opera con chiaro rimando al telefilm 24, la scena finale pare un ritorno alle prime pagine in cui, in una sorta di continuità circolare, dove ritroviamo lo stesso scenario iniziale, mentre il rapporto tra comprimari è tutto in divenire.  

Secco e Katja sono i protagonisti indiscussi della storia e ci appaiono come due personaggi agli antipodi portatori di filosofie di vita antitetiche. Da un lato abbiamo l’ immaturo bisogno del ragazzo di appoggiarsi agli ideali del sacrificio, senza percepire le possibili alternative, rifacendosi a figure dei cartoon e all’elemento fortuna (rappresentato metaforicamente dal “Soldino”), dall’altro l’acutezza della ragazza che crede nel karma ed è sempre pronta ad un’analisi dettagliata e corretta delle situazione, ideali di cooperazione e intelligenza che l’autore fa confluire nella figura di Peppa Pig.
Stili e modi di intendere la vita che si intrecciano e si mescolano quando il fine è comune e ci sono una miriade di zombie da sterminare e un mezzo di trasporto da rubare. I momenti più ironici e scanzonati (monologhi di Secco a parte) sono per lo più legati, invece, alla figura di Cinghiale, che genera sorrisetti e risolini smorzando la tensione nel momento più opportuno.  

In tutto questo Zero appare poco e per buona parte del volume è ferito e incosciente. Non fa altro che pensare e il suo pensiero, il suo ricordo è volto solo ed esclusivamente a Rebibbia, il suo quartiere, la sua casa. Quel quartiere che non è solo il carcere, ma qualcosa di più: un luogo lento come una località di mare, un luogo dove vivere e un luogo dove poter morire.
Così, mentre il lettore si trova ad osservare caratteristici scorci suburbani dai toni aranciati e rosati, Zero esprime i suoi desideri e il suo profondo bisogno di stare a Rebibbia, in modo tanto intimistico e sincero da far divenire il caratteristico quartiere romano la casa di tutti noi.  
  
In conclusione Dodici rimane un fumetto godibile e ricco di buoni spunti nonostante il non sempre impeccabile utilizzo degli strumenti narrativi da parte dell’autore, che mostra qualche pecca. Al contrario l’ironia degli sketch e  delle battute si mantengono pregevoli e molto divertenti, fungendo da ottimo contorno a una storia leggera, che mescola scene estremamente dinamiche dominate dall’azione e momenti estremamente commoventi, dove il personale dell’autore, come sua abitudine, si manifesta con intensa genuinità. 

Abbiamo parlato di:
Dodici
Zerocalcare
Bao Publishing, settembre 2013
96 pagine, brossurato, colori – 13,00 €
ISBN: 9788865431801

Riferimenti:
www.zerocalcare.it
www.baopublishing.it

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