Non lontano dalle coste della Gran Bretagna sono state trovate tracce di una continente scomparso. L’Atlantide Britannica – come l’hanno definita gli studiosi – venne sommersa dalle acque in un periodo tra il 18000 a.C. e il 5500 a.C. Secondo i ricercatori britannici un tempo la parte di terreno sommersa era il centro dell’Europa. Infatti, Doggerland un tempo si estendeva dalla Scozia alla Danimarca, ma che all’improvviso si trovò ricoperta dalle acque del Mare del Nord. La ragione della scomparsa della terra, si pensa sia dovuta a un improvviso cambiamento climatico globale. L’Atlantide Britannica è stata scoperta da un team di sommozzatori alle dipendenze di alcune compagnie petrolifere che lavorano in collaborazione con il dipartimento scientifico dell’Università di St. Andrews. I sommozzatori si sono imbattutti nei resti di quello che sembra un vero e proprio “mondo sommerso”, con una popolazione di decine di migliaia di persone e che potrebbe essere stato il “cuore vero e proprio” dell’Europa antica. Grazie ai dati raccolti dai tecnici delle compagnie petrolifere, un team di archeologi, climatologi e geofisici è riuscito a mappare tutta la superficie della “terra perduta”. Secondo gli studiosi, questa antica zona d’Europa era abitata da una fauna e da una flora molto rigogliosa. Inoltre, è molto probabile che fosse uno dei territori popolato dai mammuth, specie che si è estinta proprio con la fine dell’ultima glaciazione. Il motivo dell’inondazione del territorio di Doggerland è ancora da chiarire. I ricercatori pensano che l’antico cuore dell’Europa sia stato, ad un tratto, colpito da uno tsunami devastante. L’immane onda sarebbe l’epilogo finale di un processo più ampio che ha sommerso le zone più basse nel corso di migliaia di anni. Non è da escludere che la scomparsa di Doggerland sia da associare al cataclisma globale che, secondo alcuni studiosi, avrebbe colpito il nostro pianeta circa 12 mila anni fa. Secondo il dottor Bates, geofisico, “Doggerland era il vero cuore dell’Europa. Per anni abbiamo speculato sull’esistenza di una terra perduta, a partire dalle ossa animali tirate su dalle reti dei pescatori di tutto il Mare del Nord, ma è solo grazie al lavoro con le compagnie petrolifere che siamo stati in grado di ricostruire l’aspetto e l’estensione di questa terra parduta”. Come riporta il resoconto offerto dal Daily Mail, la ricerca è il frutto di 15 anni di meticoloso lavoro sul campo intorno alle acque torbide della Gran Bretagna. Grazie a tecniche pionieristiche, gli studiosi sono stati in grado di ricostruire la flora e la fauna che popolavano l’antica Doggerland. Inoltre, i numerosi reperti ritrovati sul fordo del mare, riportano “in vita” le numerose popolazioni del mesolitico che abitavano il continente perduto. Il team di ricerca è attualmente impegnato a ricostruire le abitudini di queste popolazioni, compresi gli eventuali luoghi di sepoltura. Questa ricerca non fa altro che confermare un dato ormai costante nelle ricerche paleontologiche ed archeologiche degli ultimi anni: il pianeta Terra ha un passato drammatico, caratterizzato da massicci e improvvisi cambiamenti climatici. La speranza è che guardando alla storia passata del nostro pianeta, riusciamo a gettare luce su eventi che potrebbero ripetersi in un futuro non troppo lontano. Fonte: www.ilnavigatorecurioso.it
Non lontano dalle coste della Gran Bretagna sono state trovate tracce di una continente scomparso. L’Atlantide Britannica – come l’hanno definita gli studiosi – venne sommersa dalle acque in un periodo tra il 18000 a.C. e il 5500 a.C. Secondo i ricercatori britannici un tempo la parte di terreno sommersa era il centro dell’Europa. Infatti, Doggerland un tempo si estendeva dalla Scozia alla Danimarca, ma che all’improvviso si trovò ricoperta dalle acque del Mare del Nord. La ragione della scomparsa della terra, si pensa sia dovuta a un improvviso cambiamento climatico globale. L’Atlantide Britannica è stata scoperta da un team di sommozzatori alle dipendenze di alcune compagnie petrolifere che lavorano in collaborazione con il dipartimento scientifico dell’Università di St. Andrews. I sommozzatori si sono imbattutti nei resti di quello che sembra un vero e proprio “mondo sommerso”, con una popolazione di decine di migliaia di persone e che potrebbe essere stato il “cuore vero e proprio” dell’Europa antica. Grazie ai dati raccolti dai tecnici delle compagnie petrolifere, un team di archeologi, climatologi e geofisici è riuscito a mappare tutta la superficie della “terra perduta”. Secondo gli studiosi, questa antica zona d’Europa era abitata da una fauna e da una flora molto rigogliosa. Inoltre, è molto probabile che fosse uno dei territori popolato dai mammuth, specie che si è estinta proprio con la fine dell’ultima glaciazione. Il motivo dell’inondazione del territorio di Doggerland è ancora da chiarire. I ricercatori pensano che l’antico cuore dell’Europa sia stato, ad un tratto, colpito da uno tsunami devastante. L’immane onda sarebbe l’epilogo finale di un processo più ampio che ha sommerso le zone più basse nel corso di migliaia di anni. Non è da escludere che la scomparsa di Doggerland sia da associare al cataclisma globale che, secondo alcuni studiosi, avrebbe colpito il nostro pianeta circa 12 mila anni fa. Secondo il dottor Bates, geofisico, “Doggerland era il vero cuore dell’Europa. Per anni abbiamo speculato sull’esistenza di una terra perduta, a partire dalle ossa animali tirate su dalle reti dei pescatori di tutto il Mare del Nord, ma è solo grazie al lavoro con le compagnie petrolifere che siamo stati in grado di ricostruire l’aspetto e l’estensione di questa terra parduta”. Come riporta il resoconto offerto dal Daily Mail, la ricerca è il frutto di 15 anni di meticoloso lavoro sul campo intorno alle acque torbide della Gran Bretagna. Grazie a tecniche pionieristiche, gli studiosi sono stati in grado di ricostruire la flora e la fauna che popolavano l’antica Doggerland. Inoltre, i numerosi reperti ritrovati sul fordo del mare, riportano “in vita” le numerose popolazioni del mesolitico che abitavano il continente perduto. Il team di ricerca è attualmente impegnato a ricostruire le abitudini di queste popolazioni, compresi gli eventuali luoghi di sepoltura. Questa ricerca non fa altro che confermare un dato ormai costante nelle ricerche paleontologiche ed archeologiche degli ultimi anni: il pianeta Terra ha un passato drammatico, caratterizzato da massicci e improvvisi cambiamenti climatici. La speranza è che guardando alla storia passata del nostro pianeta, riusciamo a gettare luce su eventi che potrebbero ripetersi in un futuro non troppo lontano. Fonte: www.ilnavigatorecurioso.it
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